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Como sulla via dell’oro di contrabbando: snodo cruciale per piazzarlo all’estero

Operazione della Finanza: giro d’affari illegale da 166 milioni di Paola Pioppi

Lingotti d'oro (repertorio)

Como, 7 luglio 2014 - Como, Arezzo, Marcianise: sono le tappe principali del percorso seguito dall’oro di contrabbando, i cui viaggi sono stati monitorati per mesi durante l’indagine ora conclusa dalla Guardia di finanza di Arezzo. Gli indagati sono 154in tutta Italia, una parte dei quali residenti nel Comasco, accusati a vario titolo di riciclaggio in concorso. Gli atti parlano, per l’asse Svizzera-Arezzo, di oltre 4.000 chili di oro, per un valore commerciale di 166 milioni e mezzo di euro- calcolando un prezzo medio di 40 euro al grammo- contrabbandati dal luglio 2011. Metallo prezioso che, secondo le accuse, proveniva in buona parte da negozi di acquisto di oro usato, fin da subito trasformato in verghe o lamine di facile spendibilità madi provenienza non individuabile.

Veniva poi portato in Svizzera, grazie a una rete di corrieri dotati di auto con doppifondi, e piazzato su mercati esteri. Le indagini hanno così ricostruito una catena con referenti ad Arezzo e a Marcianise,poli orafi noti a livello nazionale, i quali si appoggiavano a intermediari per la raccolta e la consegna. Si arrivava così al Comasco dove quattro indagati – Pietro Ascione, 38 anni di Como, Flavio Bianchi, 67 anni di Capiago Intimiano, Riccardo Bianchi, 26 anni di Como e Piergiorgio Caldera, 63 anni di Como –, che operavano a cavallo tra Italia e Svizzera, si sarebbero occupati dello stoccaggio dell’oro e del successivo trasferimento in Svizzera. Oltreconfinec’era Petric Kamata, 66 anni,definito il dominusdel circuito che si muoveva sull’asse Arezzo-Como. 

Nell'indagine è coinvolto anche Matteo Kamata, 38 anni di Lugano, legale rappresentantedi un’azienda che avrebbe ricevuto oro proveniente dalle raccolte nei compro oro. A Como, i punti di scambio dei carichi provenienti dalla piazza aretina erano un indirizzo di via Palestro, la stazione Como Borghi o il casello autostradale, dove i corrieri prendevano in carico la consegna e si dirigevano verso la Svizzera. Il metallo veniva trasportato esclusivamente con mezzi preparati apposta per questo scopo, dotati di doppifondi adeguati a trasportare oro scampando ai controlli. Un sistema che consentiva, da un lato, di imporre prezzi di commercializzazione unificati, dall’altro di creare sistemi contabili paralleli per le aziende coinvolte, ma strutturati in modo da poter controllare anche a distanza spostamenti e quantitativi.

paola.pioppi@ilgiorno.net