
Gli inquirenti nel luogo dove è morto il ragazzo
Veniano (Como), 19 giugno 2019 – Il lavoro come operaio nella stamperia di Appiano Gentile, la casa e la famiglia con i due bambini. La domenica sera tutti insieme alla sagra di Veniano, nel parco con tutte le altre famiglie come loro, il bambino con la bicicletta, la bambina rimasta con la mamma poco distante. La casa a Fenegrò, ogni sera tutti assieme. La normalità assoluta, con l’impiego stabile e senza particolari difficoltà economiche. La vita di Gabriele Luraschi, in carcere con l'accusa di omicidio volontario per la morte del ragazzo di 25 anni raggiunto da alcune coltellate mentre si trovava alla festa di Veniano , scorreva lontana da qualunque caserma, da qualunque interesse delle forze di polizia.
Mai una segnalazione, una nota, niente. «Un perfetto sconosciuto» dicono gli inquirenti, in contrasto con quelle «persone note» di cui si conoscono le criticità, i comportamenti sopra le righe. Ma non lui, che aveva solo quel precedente negli anni Novanta, porto di oggetti atti a offendere, da cui traspare silenziosa l’abitudine, già indietro negli anni, di portare qualcosa con sé: un oggetto, una piccola arma, forse già un coltello. Una riga in un atto giudiziario di vent’anni fa ormai dimenticato. Il ritratto di un uomo di 47 anni dalla vita tranquilla, normale, che non riesce a trovare una logica con quel coltello in tasca, e soprattutto con l’istinto di usarlo in una situazione così banale da rendere ancora più tragico ciò che è successo domenica sera.