Carugo: coinvolto nell’omicidio Molteni, già scarcerato

Le accuse che avevano portato in carcere riguardano gli stupefacenti. Marginale è il suo coinvolgimento nel delitto: è ritenuto l’uomo che avrebbe aiutato Crisopulli a incendiare l’auto rapinata alla vittima di PAOLA PIOPPI

La scena del crimine a Carugo

La scena del crimine a Carugo

Carugo, 9 maggio 2016 - Sono stati concessi gli arresti domiciliari a Stefano Posca, 27 anni di Cesano Maderno, finito in carcere lo scorso 21 marzo, assieme a Michele Crisopulli, quest’ultimo accusato di aver ucciso il 14 ottobre scorso l’architetto di Carugo Alfio Molteni. Le accuse che avevano portato Posca al Bassone, riguardano solo contestazioni legate agli stupefacenti, in concorso con lo stesso Crisopulli, emerse durante le indagini. Più marginale è invece il suo coinvolgimento nel delitto: è ritenuto l’uomo che avrebbe aiutato Crisopulli a incendiare l’auto rapinata alla vittima, e utilizzata per fuggire da Carugo. Ipotesi per la quale entrambi sono però indagati a piede libero. Dopo un mese e mezzo di carcerazione al Bassone, assistito dal suo avvocato Giuseppe Vernuccio, Posca nei giorni scorsi ha reso interrogatorio con il magistrato della Procura di Como che coordina le indagini, Pasquale Addesso, fornendo una sua spiegazione circa le accuse che lo riguardano, e creando così le condizioni per una attenuazione della custodia cautelare, passata ai domiciliari. Nulla di nuovo invece per Crisopulli, il cui arresto, secondo gli inquirenti, avrebbe costituito un grosso passo in avanti nelle indagini, ma non la conclusione. Mancano all’appello il complice che sarebbe stato con lui quella sera, perché sarebbero almeno due le persone arrivate sotto casa di Molteni, in via Risorgimento. Ma allo stesso tempo mancano i mandanti. Infatti la convinzione di magistrato e carabinieri del Reparto Investigativo di Como, è che Molteni dovesse essere minacciato per conto terzi, salvo poi ucciderlo recidendogli l’arteria femorale con un colpo di pistola. Nel frattempo è finita davanti al giudice la ex moglie della vittima, Daniela Rho. Nei suoi confronti, è infatti rimasta pendente una querela che le era stata fatta da Molteni, durante la causa di separazione, che era in corso quando è stato ucciso. L’architetto accusava l’ex moglie di inosservanza di un provvedimento del giudice, in merito agli accordi sull’affidamento delle figlie. La Procura di Como, ha chiesto l’archiviazione di tale fascicolo, ritenendolo estinto in quanto Molteni è nel frattempo morto: tuttavia il gup di Como Maria Luisa Lo Gatto, è stata di parere diametralmente opposto: quella querela non è rimettibile proprio a causa del decesso di chi l’ha presentata, rimandando al pm per l’imputazione coatta.