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Omicidio di Guanzate, così parlavano i soci di Albanese: «Si era montato troppo la testa»

I traffici di cocaina e le frequentazioni all’interno del gruppo che prima lo coinvolge, poi lo vuole ridimensionare. Nell’ordinanza della Dda si temeva sulla sorte di Albanese. di Paola Pioppi

Gli scavi alla ricerca di indizi intorno al corpo di Ernesto Albanese

Guanzate, 7 ottobre 2014 - Ernesto Albanese andava «ridimensionato», perché si era preso troppa confidenza. Così dice, tra 2007 e 2008, Luciano Nocera, 45 anni di Fino Mornasco, commerciante ambulante finito in carcere lo scorso giugno in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Dda di Milano, per un traffico di droga finalizzato soprattutto allo spaccio tra Como e Varese. Un provvedimento eseguito nella seconda metà del mese, destinato anche allo stesso Albanese, che nel frattempo era già sparito.È lo stesso Nocera che coinvolge Albanese, lasciando che sia presente quando contatta i trafficanti di cocaina, assieme a Diego Tripepi, 56 anni di Fenegrò, ed Ettore Battocchio, 55 anni di Cermenate.

Le indagini della Divisione Distrettuale Antimafia di Milano, all’epoca attribuiscono a questi ultimi, assieme a Nocera, un ruolo centrale: «Avendo il Nocera, anche grazie alla collaborazione di Albanese Ernesto, in certi periodi mantenuto diretti rapporti con i fornitori di cocaina, coordinando e partecipando con Tripepi e Battocchio agli acquisti di quantitativi, alla gestione degli scambi dei quali veniva informato Tripepi, in particolare quelli riguardanti la famiglia Muscatello, e alla suddivisione degli utili». La ricostruzione dei ruoli, ma anche di quelle che erano le frequentazioni Albanese, è contenuta nell’ordinanza eseguita a giugno, ed è relativa a fatti di sei anni fa. Da dicembre 2007, dopo l’arresto di Silvano Melillo, Abanese viene ad avere un ruolo di maggiore fiducia all’interno del gruppo: «anche dal Tripepi – specificano i giudici – ricevendo incarichi di responsabilità, venendo inviato sia dai Muscatello sia da Battocchio».

Ma nel frattempo Nocera sembra avere cambiato idea su di lui, tanto che il 3 gennaio 2008, parlando con Tripepi, gli chiede di «non dare tanta confidenza a quello che lavora con me», ridimensionando quindi il ruolo di Albanese perché, partecipando a incontri importanti «si è montato troppo la testa, e deve invece stare al suo posto», in evidente riferimento alla gerarchia del gruppo. Accuse delle quali il trentatreenne di Fino Mornasco, non sarà mai chiamato a rispondere: era scomparso già da giorni quando quell’ordinanza fu eseguita a giugno di quest’anno, sei anni dopo i fatti che gli venivano contestati, lasciandosi alle spalle solo la sequenza di minacce scritta su Facebook. Ieri gli scavi nel giardino di via Patrioti a Guanzate sono proseguiti, alla ricerca di altri eventuali oggetti o elementi significativi, che si potrebbe essere lasciato alle spalle chi lo ha seppellito.