Como, accusato di omicidio: Omar Querenzi e quel disagio che nessuno ha colto

Il trentatreenne è rimasto ricoverato per 12 ore al Pronto soccorso del Sant’Anna, poi è stato lasciato andare

I rilievi sul luogo del delitto e Omar Querenzi, arrestato per le due aggressioni

I rilievi sul luogo del delitto e Omar Querenzi, arrestato per le due aggressioni

Como - C’era un modo di fermare Omar Querenzi? Se lo chiedono in tanti a Como in queste ore con l’emergere di nuovi particolari sull’incredibile sequenza di violenza che giovedì l’ha portato, nell’arco di poco più di un ora, ad aggredire senza motivo un bambino tirandogli una bottigliata, minacciare una famiglia e poi colpire con un pugno e ferire alla gola con un coccio di vetro un giovane richiedente asilo. Questo senza contare l’accusa più terribile, quella di aver ucciso recidendogli la giugulare Giuseppe Mazza, il settantaseienne senza fissa dimora che potrebbe aver avuto la sfortuna di incrociare sulla sua strada.

Un delirio ancor più pericoloso perché nessuno, a quanto sembra, l’aveva mai registrato prima. Ad Albiolo, il paese di residenza dei genitori a una decina di chilometri da Como, in tanti ricordavano i suoi trascorsi a dir poco turbolenti che alcuni anni fa l’avevano portato ad essere arrestato per violenze in famiglia. Era il maggio del 2014 quando Omar spedì all’ospedale entrambi i genitori che volevano portargli via le chiavi dell’auto di famiglia, che lui stesso quel pomeriggio aveva distrutto in un incidente. Rimproverato il ragazzo, allora venticinquenne, reagì nel peggiore dei modi prendendo la madre e il padre a pugni, alzando le mani anche contro i carabinieri che poco dopo erano arrivati a prelevarlo.

Non era la prima volta che Omar Querenzi passava il limite, in precedenza c’era stata la droga e qualche stranezza, come il vizio di sparire di casa per giorni senza avvisare nessuno, oppure dormire di notte nei boschi. Poi più nulla per anni, o almeno niente di rilevante per la legge. Non risulta che il trentatreenne si fosse mai rivolto o fosse in carico ai servizi sociali di Albiolo. "Ho letto quel che è accaduto sui giornali, siamo sconvolti in attesa di sapere cosa è davvero accaduto - spiega il sindaco Rodolfo Civelli - La nostra è una piccola comunità in cui tutti si conoscono". Anche Omar Querenzi non è sfuggito a questa regola. "Sapevamo che in passato aveva avuto qualche problema, da molto tempo però non avevamo saputo più nulla. È stato un fulmine a ciel sereno".

A quanto sembra Omar Querenzi non ha mai risolto davvero i suoi problemi con la droga, risultava seguito dal Sert e mercoledì pomeriggio si è rivolto al Pronto soccorso del Sant’Anna in via Ravona, probabilmente per una crisi di astinenza, o comunque sarebbe stato trattato come tale. Tenuto per dodici ore in osservazione e poi lasciato andare la mattina successiva, con il benestare dei medici che non hanno fatto in tempo a consegnargli il foglio di dimissione perché lui stesso non ha avuto la pazienza di aspettarlo. La tragica sequenza delle aggressioni è iniziata subito dopo. Il bambino di 8 anni incrociato per strada e preso a bottigliate ad esempio Querenzi l’ha incontrato quando era appena uscito dal Pronto soccorso, all’altezza della rotatoria di fronte all’ingresso principale. L’ira di Omar però si era scatenata già prima, quando in osservazione aveva aggredito una donna, tanto da rendere necessario l’intervento delle guardie di sicurezza. Eppure nessuno ha pensato di trattenerlo.