
Il caso è arrivato in Tribunale a Como
Como, 3 dicembre 2015 - Le sue condizioni mentali lo rendono non processabile, ma le perizie disposte dal giudice, hanno stabilito che è socialmente pericoloso e che potrebbe ripetere gesti violenti. Come quello avvenuto ad aprile scorso, quando aveva accoltellato la moglie e si era gettato dalla finestra. Ieri Gianni Carpentone, parrucchiere cinquantenne di Mozzate, è comparso davanti al gup di Como Maria Luisa Lo Gatto, per rispondere del tentato omicidio della moglie, Anna Navarra, 49 anni, che era miracolosamente sopravvissuta a quell’aggressione, avvenuta un sabato mezzogiorno davanti ai due figli.
Un gesto che aveva concluso drammaticamente una discussione accesa scoppiata tra i due, per questioni di abituali criticità tra coniugi, e non tale da far pensare a una reazione così grave. Tuttavia, la perizia dello psichiatra Nicola Molteni, incaricato dal giudice di capire lo stato mentale dell’imputato, ha stabilito che in quel momento non era in grado di comprendere la gravità del suo gesto, non potendo quindi escludere che Carpentone possa compire altri gesti di pari violenza. Il gup Maria Luisa Lo Gatto, dichiarando la non processabilità dell’uomo, ha quindi disposto la misura di sicurezza della libertà vigilata e il trasferimento in una struttura sanitaria adeguata ad ospitarlo e seguirlo.
La moglie era stata colpita al collo con un coltello da cucina, procurandole una ferita gravissima alla carotide. A salvarla era stato il pronto intervento dei soccorritori, chiamati da figli e vicini di casa, che aveva reso possibile un intervento dei soccorritori in tempi velocissimi. Già dopo qualche giorno di ricovero ospedaliero a Milano, era stata dichiarata fuori pericolo. Molto più gravi si erano rivelate le condizioni di Carpentone, che si era gettato dalla finestra subito dopo aver colpito la moglie, rendendosi conto di ciò che aveva fatto in quel momento in cui era finito totalmente fuori controllo. Dopo mesi di degenza, tra cui diverse settimane passate in stato comatoso, ma fin da subito arrestato e piantonato dalla polizia penitenziaria, era stato trasferito nel carcere di Opera l’unico in Lombardia dotato di un reparto di osservazione per i detenuti che hanno alle spalle situazioni sanitarie o psicologiche di criticità.