
Migranti stipati nel parco della stazione S. Giovanni
Como, 30 aprile 2017 - C’è una parrocchia che più di altre è stata in prima fila, in tutti questi mesi, a fronteggiare l’emergenza migranti che ha investito dal luglio dell’anno scorso la città. Si tratta di Rebbio il cui oratorio grazie all’impegno del parroco, don Giusto Della Valle, per mesi è stato un rifugio per tanti rifugiati, molti dei quali minorenni, respinti dalla Svizzera o dal centro di accoglienza temporanea di via Regina Teodolinda. Per ognuno di loro l’ultimo rifugio è stato don Giusto che per tante notti è andato addirittura a cercarli, insieme ai volontari dell’oratorio, caricandoli sulla sua auto per impedire che sfiniti si abbandonassero a dormire a lato di una strada. L’altro giorno a offrire tutta la sua solidarietà al parroco e ai fedeli di Rebbio è stato il vescovo di Como, Oscar Cantoni, che ha voluto partecipare al consiglio pastorale per portare la buona notizia che presto a dare una mano a don Giusto arriverà un vicario. «L’immagine che mi porto nel cuore è di tutte quelle persone, accalcate senza riferimenti, che vivi alla stazione San Giovanni nel luglio dell’anno scorso», ricorda don Giusto.
«Como è città di frontiera non solo per i frontalieri italiani ma anche per migliaia di migranti che tentano, attraverso la Svizzera, di arrivare in Germania, e non riuscendoci vengono respinti a Ponte Chiasso. Una città di frontiera necessita di mentalità, di servizi e di strutture che la rendano tale, ma a tutt’oggi la città di Como nella sua amministrazione non si rende conto o non vuole rendersi conto della realtà mutata. Personale dedicato? Strutture dedicate allo scopo? Non se ne parla. E l’ingiustizia di parte del patrimonio immobiliare comunale lasciato a far nulla continua». La dimostrazione è l’area ex Stecav di via Innocenzo XI, vicino al comando della polizia municipale, che i volontari di Como senza frontiere hanno chiesto di trasformare in un dormitorio, così da poter accogliere quanti in questi mesi hanno trovato rifugio nell’oratorio di Rebbio e che rischiano di ritrovarsi a dormire per strada a partire dal prossimo 4 maggio. «A Rebbio grazie a tanti cittadini comaschi e ticinesi abbiamo provato a costruire un pezzetto di città aperta e conviviale – conclude don Giusto -. Tanti volontari con competenze diverse curano la prima accoglienza in strada, l’ascolto, lo scambio, l’accompagnamento giuridico-legale, il vitto e l’alloggio, l’orientamento a corsi di formazione e l’avviamento al lavoro».
«L’aiuto economico e i rifornimenti alimentari ci arrivano in egual misura dal Canton Ticino e da Como. Questo lavorio di accoglienza è dovere di giustizia, non è un di più, non è misericordia: è giustizia. È un diritto dell’uomo ad ogni latitudine essere accolto in un Paese in cui è forestiero e accogliere chi viene straniero nel suo Paese». Un’esperienza di accoglienza straordinaria che verrà raccontata, attraverso le immagini di Carlo Pozzoni e Mattia Vacca in una mostra che verrà inaugurata il prossimo 6 maggio nello Spazio Natta di Como.