L’addio a Pierino Prati Baresi: "Era un mito"

Tanti amici alla cerimonia nel campo da calcio di Fabbrica Durini Insieme alla moglie Anna e ai figli, anche gli ex rossoneri

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Riposerà nel piccolo cimitero al margine dei campi ai piedi del castello di Fabbrica Durini, a due passi dall’oratorio di Sant’Andrea e a quel campo da calcio che ieri si è trasformato in chiesa per i suoi funerali. Un addio migliore non poteva esserci per Pierino Prati, il grande campione di Milan e Roma che si è spento lunedì sera, a 73 anni, vinto dal male contro cui aveva lottato negli ultimi mesi. A rendergli l’ultimo saluto insieme alla moglie Anna e ai figli, anche gli ex rossoneri Franco Baresi, Filippo Galli e Walter De Vecchi diventati amici di Prati nella seconda metà della sua vita, quando già aveva smesso di giocare per dedicarsi alla carriera di allenatore partendo dalle giovanili. "Quando sono arrivato al Milan lui se n’era andato da poco – il ricordo di Franco Baresi alla fine della cerimonia - per noi ragazzi era un mito, i tre goal che segnò nel 1969 nella finale di Coppa dei Campioni contro l’Ajax sono entrati nella leggenda del calcio, un’impresa che pochi altri hanno saputo eguagliare. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo però Pierino Prati è stato molto di più, una persona straordinaria che ha saputo conservare per tutta la vita la sua semplicità e l’amore per il calcio. In questi anni mi è capito di vederlo all’opera con tanti ragazzi delle giovanili ai quali si è dedicato con grande passione. Mancherà non solo al Milan di cui è stato una bandiera, ma a tutto il calcio italiano".

E sì perché tra "fenomeni", "marziani" e qualche raro campione nella storia dell’Italia del pallone c’è stato posto per un solo Pierino la peste, un appellativo che vale più di uno scudetto che Prati ha saputo conquistarsi a suon di goal. Non è un caso che ieri insieme ai fiori sul suo feretro ci fossero la felpa azzurra dell’Italia con cui Prati vince l’Europeo nel 1968, la maglia numero 11 del Milan e due sciarpe, una della Roma e l’altra della Salernitana in cui esordì come professionista nel 1965.

"Pierino è stato un campione del calcio italiano, una persona che ha dato il meglio di sé in ambito sportivo raggiungendo risultati spettacolari, un vero campione – ha ricordato nella sua omelia don Lodovico Colombo – Ricordando cosa Pierino è stato per l’Italia e cosa è stato nell’ultimo tratto della sua vita segnato dalla sofferenza, ci sentiamo di affidarlo alla misericordia del Signore, con la certezza di metterlo in buone mani. Dio non abbatte, non cancella quello che siamo, prende le speranze e i desideri e li rende eterni. E lo fa anche ora, rendendo eterno questo nostro campione, prendendo la sua vita terrena e purificandola dalla fragilità umana". Per sempre Pierino, per sempre campione nel campo e nella vita.