Canton Ticino e Italia: perché è bloccata la trattativa su frontalieri e smart working

Accordo in scadenza: i lavoratori rischiano di tornare in presenza a partire da mercoledì prossimo. L'appello dei sindacati

Controlli al confine

Controlli al confine

Italia e Svizzera hanno tempo una settimana per raggiungere un’intesa sullo smart working dei frontalieri, che rischiano di dover tornare in ufficio dopo 2 anni e mezzo. Risale al giugno 2020, nel bel mezzo dell’emergenza durante la prima ondata della pandemia, l’accordo tra i due Paesi per consentire ai lavoratori italiani di svolgere il lavoro rimanendo a casa senza per questo dover rinunciare ai benefici retributivi e fiscali. Da tempo la pandemia non fa più paura, ma aziende e lavoratori hanno continuato ad avvalersi dello smart working che oltre a essere uno strumento più flessibile consente di aumentare la produttività. Occorre però stabilire delle regole comuni ai due Stati, almeno dal punto di vista fiscale, ma nonostante i ripetuti appelli dei sindacati e delle associazioni di categoria dei datori di lavoro, che chiedono di prolungare il provvedimento, a partire da mercoledì prossimo migliaia di impiegati frontalieri rischiano di dover tornare nei loro uffici oltreconfine.

"Il 22 luglio e autorità competenti hanno annunciato la proroga dell’applicazione dell’accordo amichevole. Nelle scorse settimane la decisione del Governo italiano di procedere alla disdetta con effetto 1° febbraio – spiegano Giuseppe Augurusa della Cgil, Luca Caretti della Cisl e Pancrazio Raimondo della Uil -. Le conseguenze di un tale provvedimento, oltre ad avere immediati effetti diretti sull’organizzazione, determinerà che l’imposizione fiscale nel Paese di residenza faccia venir meno lo status di frontaliere secondo le normative vigenti, con il conseguente incremento della tassazione sul salario, nonché produrrà un disallineamento con la normativa sugli oneri sociali per lavoratori ed imprese.

In tale contesto l’Unione Europea ha, al contrario, prorogato fino al 30 giugno 2023 l’applicazione flessibile delle regole europee sulla legislazione applicabile in materia di assicurazioni sociali per i lavoratori frontalieri in telelavoro rispetto al superamento della soglia del 25% del tempo di lavoro effettuato a distanza". Da qui la richiesta all’esecutivo di concedere almeno uno proroga del provvedimento in vigore, in attesa di poter intervenire entro i prossimi mesi con un provvedimento strutturale sul lavoro a distanza.