Indiano ucciso. Gli indagati negano o tacciono

Interrogatori di convalida per indiani accusati di massacrare connazionale Ranjit Singh. Procura: imprenditore avrebbe organizzato esecuzione per vendetta. Fermati sentiti dal gip, alcuni negano. Procura chiede carcere, difesa ammorbidimento misura cautelare.

Indiano ucciso. Gli indagati negano  o tacciono

Indiano ucciso. Gli indagati negano o tacciono

Interrogatori di convalida ieri per gli indiani fermati dai carabinieri con l’accusa di avere massacrato la sera del 24 dicembre in un parcheggio il connazionale Ranjit Singh, 51enne colpito a colpi di coltello e di un’arma - forse un piede di porco - con cui è stato anche sfregiato. Tra loro c’è anche l’ex datore di lavoro della vittima, un 48enne imprenditore edile con ditte tra Leno e Manerbio, per il quale fino a poco prima di morire aveva lavorato Ranjit. Poi si era licenziato, sostenendo di avere un credito mai saldato dal suo ex titolare, che pare gli avesse promesso di fargli avere dei documenti ma non avrebbe mantenuto l’accordo. Ranjit il 17 dicembre per vendicarsi gli avrebbe bruciato 2 auto e un furgone, procurandogli un danno di centomila euro. Un ‘dispetto’ pagato con la vita.

Per la Procura l’imprenditore avrebbe organizzato un’esecuzione per fargliela pagare e mandare ad altri connazionali un messaggio chiaro. Tramite un dipendente il 48enne avrebbe reclutato altri 4 giovani, operai o muratori, pagando loro in cambio affitti, aiuti e il trasferimento all’estero subito dopo l’omicidio. Nelle scorse ore i sei fermati sono stati sentiti dal gip: il presunto mandante si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dei 5 indiani accusati di avere eseguito il massacro - assistiti dall’avvocato Walter Ventura - 2 hanno scelto il silenzio. Altri 3 si sono difesi, negando: uno ha riferito che si era recato in quel parcheggio con l’auto senza sapere che cosa sarebbe accaduto e di non essere mai sceso, un altro ha spiegato che quella sera si trovava a casa, il terzo ha dichiarato di essere si arrivato con la Golf da cui poi sono scesi gli assassini, ma di non essersi mai mosso. La difesa ha chiesto l’ammorbidimento della misura cautelare, la Procura il carcere.