Strage sulla nuova Statale 38, l'addio di Argegno ad Andrea Gilardoni

La comunità si è stretta alla famiglia del barista ucciso nel frontale

Argegno, funerali di Andrea Gilardoni

Argegno, funerali di Andrea Gilardoni

Como, 22 dicembre 2018 - Mancano una manciata di giorni al Natale, ma nessuno ha voglia di festeggiarlo ad Argegno. Ieri pomeriggio l’intera comunità si è riunita per dare l’ultimo addio ad Andrea Gilardoni, il sesto della strage lungo la Statale 38, probabilmente quello che c’entrava meno di tutti in quell’assurdo contromano che in un attimo ha cancellato tante vite. «Per Andrea quella domenica era iniziata come tante altre – ha ricordato don Renzo Gabuzzi cercando le parole più adatte a lenire un dolore palpabile di fronte ai parenti, gli amici e i conoscenti che ieri si sono affollati nella chiesa della Santissima Trinità e nel sagrato antistante – il suo lavoro al bar e le tante incombenze che però gli devono essere sembrate leggere al pensiero che la sera avrebbe raggiunto Laura, Enrico e Cristiana. La famiglia era tutta la sua vita, la cosa a cui teneva di più e lo riempiva di gioia. Purtroppo quel viaggio è stato l’ultimo della sua vita e noi che lo abbiamo conosciuto come un figlio, un fratello, un amico viviamo il dolore di questo distacco così violento, la perdita di una persona che ha rappresentato così tanto per tutti noi». Difficile trovare la forza di andare avanti, non solo per i familiari di Andrea Gilardoni che ieri l’hanno voluto salutare con cuscini di rose, bianche e rosse i colori dell’amore e della passione, appoggiati sopra la sua bara e tenuti insieme da un nastro con i loro nomi.

«Andrea era una persona straordinaria, un amico su cui potevi sempre contare», l’ha ricordato in un sussurro il sindaco Roberto De Angeli che da domenica scorsa, in segno di lutto, ha fatto spegnere le luci di tutte le luminarie del paese, compreso il grande albero di Natale che ieri sulla sponda del lago sembrava fuori posto. «Sant’Agostino pregando nel giorno della morte di un caro amico scrisse “Signore non ti chiedo perché ce l’hai tolto, ma ti ringrazio perché ce l’hai donato” e noi dobbiamo trovare la forza per fare la stessa cosa – ha concluso don Renzo che ha concelebrato insieme a don Paolo Barocco –. Non sarà facile, ma come diceva Giovanni Paolo II occorre trasformare le ferite in feritoie per guardare dritti a Dio». Al termine dell’omelia è stato letto anche il messaggio inviato dal vescovo Oscar Cantoni e dal parroco di Tirano, don Paolo Busato, anche a nome del sindaco della cittadina valtellinese. «In punta di piedi vogliamo essere vicini al vostro dolore. Andrea è sempre nelle nostre preghiere e lo abbiamo ricordato anche nella veglia che si è tenuta nei giorni scorsi».