
"Immagini atroci in via Anzani". Dopo le risse il caso agita la città
Como – La ragazza grida, più volte, il nome di uno dei due coetanei che hanno appena iniziato a picchiarsi. Si inseguono in mezzo alla strada, lanciano una bicicletta e poi si scagliano in quattro o cinque sul ragazzo finito a terra. Che riesce a sottrarsi, si allontana di qualche passo mentre un altro prende a calci la vetrina di un bar. Poi il tafferuglio prosegue, con grida, schiamazzi, tentativi di venire nuovamente alle mani. I residenti di via Anzani che, per l’ennesima volta, riprendono queste scene, chiamano le pattuglie. Una condizione di degrado e di invivibilità ormai fuori controllo.
Così frequente da far apparire quasi banale e ripetitivo il tentativo di ricordare ciò che accade giorno e notte in quell’angolo di Como che aveva spinto il sindaco Alessandro Rapinese, in campagna elettorale, a farne un punto di orgoglio e di grandi promesse: "Qui mi gioco la faccia", aveva detto ai cittadini di via Anzani, come ricorda Giovanni Frassi, consigliere di Svolta Civica, intervenuto ieri sulla questione assieme ai colleghi Alessandro Rossi e Simone Valsecchi: "Ci ricordiamo dei paragoni a Tijuana in campagna elettorale? Ci ricordiamo dell’attenzione data a questa zona? Oggi vediamo immagini atroci".
Nel frattempo la Questura, mercoledì, ha predisposto il controllo di due locali davanti ai quali è scoppiata una delle ultime risse, in quel caso per motivi di gelosia per una ragazzina contesa. Sono state identificate 29 persone tra italiani e stranieri, 19 delle quali sono risultate avere precedenti penali o di polizia. Inoltre un ventenne comasco era destinatario della misura alternativa dell’affidamento in prova, con il divieto di frequentare persone pregiudicate e i locali in cui si ritrovano.
I residenti continuano a sperare di avere un qualunque segnale di attenzione, ma nel frattempo il Comune non interviene e i soldati mandati dal Governo, vanno nei boschi, nelle stazioni, in piazza Duomo tra i turisti. Mai in via Anzani, dove le pattuglie vengono chiamate da chi sente le grida arrivare fino in casa. Dove la auto devono stare attente a evitare i vetri delle bottiglie spaccate e i pedoni rischiano di vedersi scagliare addosso oggeti lanciati da spacciatori o da ragazzini ubriachi.