ANGELO PANZERI
Cronaca

Lecco, l’ingegnere torna in sella alla bici: 82 anni, di nuovo in viaggio

Giorgio Mazza, ha ripreso le sue avventure con il suo Hannibal IV

Giorgio Mazza (Cardini)

Lecco, 31 agosto 2019 - E’ tornato in bicicletta dopo alcuni mesi in cui è rimasto bloccato per acciacchi ed ha iniziato da quel ramo del lago di Como, che conosce in ogni anfratto. Giorgio Mazza, 82 anni compiuti due mesi fa, ingegnere in pensione, ha la passione per la bicicletta e quel“Hannibal IV”, come chiama la sua due ruote, dà grandi soddisfazioni. «Per le uscite di quest’estate - racconta l’ingegnere cicloviaggiatore - l’ho tirata a lucido e non mi ha mai dato problemi». Il legame con la “due ruote” ha origini lontane: nel 1955 Giorgio Mazza inizia a percorrere in sella a una bicicletta le strade del Lecchese, Valchiavenna e Valtellina. Uno dei primi itinerari è il passo Maloja con meta la Svizzera. Poi cresce la passione e ogni anno Giorgio Mazza studia un percorso e tra le mete più importanti spiccano Anatolia, Alaska, Canada, Finlandia, Georgia, Marocco, Turchia e Ungheria.

«Sceglievo periodi non di grande turismo e quando il mio lavoro da ingegnere della Provincia di Como me lo permetteva», sostiene Giorgio Mazza. Negli ultimi vent’anni, da quando è andato in pensione, ha intensificato i viaggi in bicicletta: «Ho scoperto luoghi bellissimi - ricorda l’ingegnere - che neppure le cartoline riescono a dare un’idea e ho avuto la fortuna di conoscere persone e popoli grazie ai miei viaggi». Lo scorso anno uno stop improvviso e nelle ultime settimane si è rimesso in sella al sua Hannibal IV, tirato a lucido con bandierine e simboli dei viaggi. «Una bicicletta - dice - che mi ha dato grandi soddisfazioni e non mi ha mai lasciato a piedi». Prima tappa delle uscite di quest’anno Rivabella, quindi Pradello e il giro del Lario. Durante i suoi viaggi in terra lariana ha incontrato difficoltà: il ciclista ha delle barriere talvolta insuperabili. «Sui cartelli - sostiene Mazza - ci sono riferimenti alla ciclovia dei laghi, ma alcuni tratti, in particolare quelli a lato della super 36, sono chiusi e non percorribili ai ciclisti, da Pradello di Lecco ad Abbadia Lariana non c’è una ciclopista, mentre in Valsassina c’è una bellissima ciclopedonale ma come si raggiunge quella zona visto che non ci sono - al di là delle strade trafficatissime in questo periodo - delle ciclovie». «Rispetto ad altri Paesi che ho avuto il piacere di visitare - conclude Giorgio Mazza - in Italia manca una cultura di salvaguardia del ciclista e invertire la tendenza è fondamentale per una mobilità sostenibile».