La Procura di Sondrio, nella mattinata di ieri, ha dato il via libera alla restituzione alle rispettive famiglie dei corpi delle sfortunate amiche lecchesi morte nei giorni scorsi, inghiottite dalle tumultuose acque del torrente Fellaria, ai piedi dell’omonimo ghiacciaio, in alta Valmalenco, a oltre 2.500 metri di quota. Il magistrato titolare del fascicolo d’indagine, al momento senza indagati e non è detto che per forza ce ne debbano essere, il dottor Stefano Latorre, dopo l’attenta lettura di un secondo rapporto che attendeva dagli esperti militari del Sagf-Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Sondrio, delegati per gli atti di legge, ha infatti ritenuto che non ci fosse assolutamente bisogno di procedere con le autopsie, bastavano le già avvenute ricognizioni cadaveriche eseguite nell’obitorio dell’ospedale di Sondrio.
Intanto, con il passare dei giorni dalla tragedia e l’ascolto dei testimoni presenti, si va delineando sempre meglio la dinamica dell’incidente. Secondo una ricostruzione, la cagnolina Brunilde (mai più ritrovata, per ora) di Veronica Malini, 54 anni, di Cernusco Lombardone, pur al guinzaglio è corsa verso l’acqua per abbererarsi, sciolto un poco il guinzaglio, scivolando nel torrente che appariva innocuo quando invece non lo era affatto. Veronica, con il pesante zaino in spalla, si è sporta forse un po’ troppo per recuperarla, ma il peso dello zaino l’ha catapultata nel corso d’acqua. L’amica del cuore, Rosa Corallo, 60 anni, di Pescate, “Rosy“ per gli amici, non ha esitato un istante, come un eroe, per cercare di salvare la padrona di Brunilde, così finendo per precipitare a sua volta nelle gelide e impetuose acque del torrente che non ha lasciato scampo a entrambe. Ora nei due paesi del Lecchese potranno essere organizzati i funerali delle due donne e i tanti amici dare loro l’ultimo saluto.
Michele Pusterla