
COMO
Continua a essere un nervo scoperto a Como la questione dei giovani, in alcuni casi giovanissimi, migranti che si dirigono fin qui con la speranza di poter attraversare il confine con la Svizzera e ricongiungersi ai famigliari che vivono in Nord Europa. Per molti di loro però la città da tappa di un lungo viaggio si trasforma in capolinea. E siccome per legge un minore non può vivere per strada ma deve essere assistito, le spese per il loro mantenimento si spostano in capo al Comune, a fronte di un contributo dello Stato di 100 euro al giorno.
Da mesi il sindaco Alessandro Rapinese ha denunciato la situazione che è si è fatta ingestibile, con oltre 300 minori non accompagnati a carico di Palazzo Cernezzi, così ad occuparsene negli ultimi anni sono stati i volontari delle associazioni che prestano aiuti ai migranti e Don Giusto Della Valle, che ha ospitato i ragazzi nella parrocchia di Rebbio. Due settimane fa era capitato con 13 ragazzi provenienti da Egitto e Tunisia, nove dei quali alla fine sono stati accolti dalla Croce Rossa nel centro profughi di Lipomo, mentre gli altri hanno lasciato la città dopo essere rimasti per giorni in attesa fuori dalla uffici della questura, l’altro giorno sono arrivati antri tre minorenni. "Si tratta di tre ragazzini di 16 anni, due egiziani e uno del Benin, che hanno aspettato una giornata seduti nell’atrio della questura che gli trovassero un posto - spiega Chiara Bedetti di Refugees Welcome - Dovrebbero stare fuori ma con il tempo che c’era li hanno fatti stare all’interno. Uno di loro aveva già dormito due notti da don Giusto perché il posto dove collocarlo non c’era. Poi è arrivata la Croce Rossa per cui immagino saranno stati portati al campo di Lipomo. È evidente che il sistema con cui a Como si gestiscono i minori non accompagnati rintracciati sul territorio non funziona. La procedura per cui devono attendere in questura di essere collocati sarebbe efficace se i posti nella pronta accoglienza ci fossero, se l’attesa fosse di un’ora o due. Pensare di lasciare dei ragazzini seduti per giornate intere senza cibo, nell’atrio di una questura, è assurdo. Il rischio è quello che se ne vadano, magari senza neanche essere fotosegnalati".
Secondo i volontari una soluzione potrebbe essere quella di riaprire il centro di accoglienza per minori nel quartiere di Tavernola, chiuso nel 2015 e da allora rimasto completamente inutilizzato. Roberto Canali