Como, 20 settembre 2020 - Qualcuno di loro ha dormito anche la notte scorsa per strada, qualcun altro più fortunato ha trovato posto in dormitorio, tutti si sono alzati all’alba per prepararsi, indossare il vestito migliore e dirigersi in silenzio verso il Duomo, con il pass consegnato loro dalla Curia appeso al collo. È stata una giornata speciale ieri per i ragazzi di don Roberto Malgesini, dopo una settimana passata a piangere lacrime di rabbia e dolore ieri hanno pianto di commozione di fronte alla grande foto di quel prete a suo agio in jeans e maglietta vestito di bianco, con le braccia aperte nell’atto di una benedizione così simile a un abbraccio e il sorriso stampato sul volto. "È bello come un angelo", sussurra Ibrahim che è musulmano e ieri per la prima volta a partecipato a una messa, ma al suo amico Roberto lo doveva. "Vi porto un saluto e un abbraccio fraterno da parte del Santo Padre. Lui sta con noi. Si unisce a noi nella preghiera – ha preso la parola all’inizio della cerimonia il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Vaticano mandato a Como da Papa Francesco –, insieme ai fedeli della sua parrocchia, ai fratelli bisognosi che ha servito con tutto il cuore fino all’ultima mattina e a tutta la comunità comasca". Sono state davvero tante le persone che hanno voluto partecipare alla messa di commemorazione di don Roberto Malgesini, in un grande abbraccio che è stato impossibile contenere in Duomo e si è moltiplicato in piazza Cavour, piazza Grimoldi e piazza Verdi attraverso i maxi schermi che hanno permesso a chi non ha trovato posto in chiesta di seguire la messa. In prima fila c’erano i fratelli di don Roberto, che l’altro giorno insieme ai genitori hanno partecipato ai funerali nella piccola chiesa di Regoledo, frazione di Cosio Valtellino, sull’altare accanto a monsignor Oscar Cantoni i vescovi di Bergamo, Crema, Lodi, Cremona, monsignor Luca Rimondi in rappresentanza della Diocesi di Milano, il vicario apostolico di Alessandria d’Egitto, poi tanti sacerdoti e suore, i rappresentanti delle forze dell’ordine e le autorità civili, tra cui spiccavano il sindaco di Como, Mario Landriscina, e il prefetto Ignazio Coccia. "Tutti noi abbiamo sentito il desiderio profondo di riunirci in questa cattedrale per esprimere i sentimenti del cuore, il dolore e la consolazione, nei momenti lieti e tristi e celebrare le stagioni della vita – ha spiegato nell’omelia il vescovo di Como, Oscar Cantoni –. Con le lacrime agli occhi affidiamo al Padre il fratello Roberto e festeggiamo la vittoria della vita sulla morte. C’è una rappresentanza nutrita dei poveri che don Roberto ha seguito con amore e sollecitudine, gli abbiamo dato uno spazio privilegiato perché sono nel cuore di Dio. Saluto i volontari e i giovani che si sono appassionati seguendo don Roberto mentre al mattino andava incontro ai senza dimora e intendono proseguire il loro servizio gratuito. Condiviamo il dolore per la morte di don Roberto, il suo sacrificio di amore spalanca a tutta la chiesa una straordinaria fecondità, che tutti noi dobbiamo sviluppare con straordinario coraggio evangelico perché il suo sacrificio non sia vano. La morte è sconfitta, straordinaria fioritura per il mondo intero, se noi lo vogliamo. I cieli nuovi e la terra nuova vincono la debolezza dell’amore che sembra soffocato e invece irrompe con una vitalità sempre nuova, perché da spazio a tutti. È la conseguenza del chicco di grano che muore e produce molto frutto". Un vero e proprio martirio quello di don Roberto, secondo monsignor Cantoni. "È stato un martire della carità e della misericordia, l’ultimo anello di una lunga catena di testimoni del Signore che illuminano di luce il cammino della nostra vita. Ricordo il cremasco padre Alberto Cremonesi, don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana ucciso dalla camorra a Casal di Principe, don Daniele Badiali missionario in Perù, Giulio Rocca di Isolaccia dell’operazione Mato Grosso, don Renzo Beretta, suor Maria Laura Mainetti che sarà beatificata il prossimo 6 giugno a Chiavenna. In questi giorni mi hanno raggiunto tanti vescovi italiani che hanno espresso vicinanza per il sacrificio di don Roberto. Lo stile di don Roberto dal sapore evangelico, lo speciale tocco con cui serviva i poveri, con una serenità davvero invidiabile. Ha svolto il suo servizio senza clamore con una tranquillità disarmante e senza la pretesa di essere compreso da tutti. Don Roberto teneva i piedi per terra, ma iniziava la sua giornata con la preghiera, possedeva uno sguardo contemplativo e sapeva vedere cieli e terre nuove. Ecco spiegato il suo sorriso che affascinava, stupiva e interrogava la gioia e l’irresistibile testimonianza della presenza di Dio. Don Roberto ci ha insegnato a mettere i poveri al centro delle nostre attenzioni e cure, senza attendersi ringraziamenti umani. Si tratta di una strada di guarigione per il nostro cuore ferito dal peccato. Don Roberto non è solo martire della carità, ma anche della misericordia". Toccanti le parole del cardinale Konrad Krajewski alla fine della cerimonia. "Don Roberto è morto quindi vive, l’amore non muore mai neppure con la morte. La pagina che non si può strappare mai dal Vangelo è quella che ricorda che non c’è più amore più grande che dare la vita per i suoi amici, i poveri erano i suoi amici. Non si può essere cristiani fino in fondo se non si fa questo, lui ha incorporato nella sua vita la parola di Gesù. Sono sicuro che a Como verranno tanti sacerdoti e laici che vorranno riprendere la strada di don Roberto. Se non si presenterà nessuno verrò io da voi".