Corruzione, funzionario Agenzia delle Entrate vuole patteggiare

Il dipendente ha ammesso l’accusa di aver agevolato alcuni commercialisti per i loro clienti e di aver incassato soldi

La Finanza

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Como, 4 agosto 2020 - Un patteggiamento a 3 anni e 8 mesi di reclusione e il risarcimento di 40mila euro. È l’accordo trovato da Roberto Colombo, attraverso il suo avvocato Davide Giudici, con il sostituto procuratore di Como, Pasquale Addesso, che ora dovrà essere valutato dal giudice. Funzionario dell’Agenzia delle entrate di Como, 61 anni di Casnate con Bernate, Colombo era finito in carcere il 19 maggio con l’accusa di corruzione, per aver agevolato alcuni commercialisti, finiti a loro volta ai domiciliari. A metà giugno aveva deciso di sottoporsi a interrogatori con il pm: sei ore di faccia a faccia, al termine del quale gli atti erano stati secretati, ma nel frattempo Colombo aveva ottenuto i domiciliari.

Già pochi giorni dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, interrogato dal gip Maria Luisa Lo Gatto, era partito da una dichiarazione collaborativa: "Ho preso quei soldi – aveva detto – ammetto ogni accusa". Il suo incarico all’Agenzia era svolgere controlli sulla corretta applicazione delle tassazioni: fin dall’inizio, a ogni domanda relativa alle sue imputazioni, aveva risposto con piene ammissioni, senza negare nulla. Ma al termine, aveva dato disponibilità a sostenere un ulteriore interrogatorio con il magistrato titolare dell’indagine.

L’indagine della guardia di finanza era di fatto partita oltre un anno fa, sfociata in una prima fase con l’arresto dei due commercialisti comaschi Antonio e Stefano Pennestrì, dell’ex direttore dell’Agenzia di Como Roberto Leoni e di un funzionario, Stefano La Verde. Tutti hanno definito le loro condanne, Antonio Pennestrì si è cancellato dall’albo professionale, il figlio è stato recentemente radiato, ma da quella prima fase di indagini sulle condotte di corruzione tra professionisti comaschi e funzionari dell’Agenzia, si era arrivati all’esecuzione della seconda ordinanza, a maggio, che aveva portato ai domiciliari numerosi commercialisti comaschi, tutti con la stessa accusa: aver pagato per agevolare pratiche di clienti, favorendo l’abbattimento dei rilievi tributari. Due persone erano finite in carcere e 12 ai domiciliari, buona parte dei quali hanno già patteggiato, per 22 episodi di corruzione che sarebbero avvenuti tra 2012 e 2019, a favore di 37 contribuenti: avrebbero sottratto al fisco circa 2 milioni e 200mila euro.