Como, volo nel lago fatale all’amica: "Sia processato"

Omicidio colposo stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza: è l’accusa con cui il pm ha chiesto il rito immediato per Saldarini.

Migration

di Paola Pioppi

Omicidio colposo stradale, aggravato dalla guida in stato di ebbrezza. E’ l’accusa con la quale il sostituto procuratore di Como Antonia Pavan, ha chiesto il processo con giudizio immediato per Nikolai Saldarini. Il ventiquattrenne di Moltrasio, che nella notte tra il 2 e il 3 giugno era alla guida della Fiat Panda finita nel lago all’altezza di via per Cernobbio, causando la morte della sua amica e coetanea Tatiana Ortelli, rimasta imprigionata nel veicolo.

Arrestato nell’immediatezza dell’incidente e finito in carcere, Saldarini aveva ottenuto i domiciliari dopo l’interrogatorio di convalida: misura cautelare alla quale è tuttora sottoposto. Nel frattempo, alla luce della ricostruzione fatta dalla polizia stradale di Como, degli esiti dell’esame autoptico e di quello tossicologico a cui il conducente era stato sottoposto in pronto soccorso, il magistrato ha chiuso l’indagine e chiesto il processo. Saldarini, a sua volta, potrà chiedere di patteggiare o di affrontare il rito abbreviato, in base alle valutazioni che farà con il suo legale. L’incidente era avvenuto mentre i ragazzi rientravano a casa, dopo aver passato la serata a Como. Nikolai era riuscito ad uscire dall’abitacolo prima che la pressione dell’acqua rendesse impossibile salvarsi, ma l’amica non era riuscita a fare la stessa cosa, rimanendo così imprigionata nel veicolo che in pochi attimi aveva raggiunto il fondale. L’auto era stata recuperata dai vigili del fuoco, ma nel frattempo per la ragazza non c’era più nulla da fare, estratta dal lago già senza vita. Tuttavia qualche ora dopo, quando il risultato dell’alcotest svolto in ospedale aveva rivelato un tasso oltre il consentito – tra 1,1 e 2 grammi di alcol, secondo la prima rilevazione - Saldarini era stato arrestato per omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza.

A quel punto la Procura aveva disposto una serie di ulteriori accertamenti, tra cui la ricostruzione della traiettoria seguita dall’auto, uscita di strada in via per Cernobbio, nella zona della curva. Integrazioni che non hanno portato a modificare le accuse verso il conducente, a cui ora è stata formalizzata la responsabilità di quanto accaduto, non solo per l’imperizia alla guida, ma anche per le condizioni psicofisiche che avrebbero dovuto impedirgli di mettersi al volante.