FEDERICO MAGNI
Cronaca
Editoriale

Se Como scoppia nella bolla del turismo di massa

Per anni ci siamo crogiolati nel mito di Lariowood e la sua parata di star, l’estate 2023 ci sta insegnando che il lago di Como non è di celluloide e si muore per davvero. Come in un film senza lieto fine a perdere la vita sono quasi sempre ragazzi, spesso giovanissimi, che si tuffano nelle sue acque senza neppure saper nuotare. A caccia di selfie più che di emozioni – a proposito sul lago di Como hanno inaugurato la loro villa da sogno anche i Ferragnez – arrivano fin qui perché al prezzo del biglietto del treno possono vivere un giorno che merita di essere raccontato, in quel romanzo dell’effimero che sono i social, senza conoscere le insidie e i pericoli del luogo. Non sanno molto di più i turisti che arrivano dall’altra parte del mondo e che alloggiano nei resort di lusso, convinti di fare il giro del lago a piedi oppure che Bellagio si chiami così in onore del casinò di Las Vegas. Sono le due facce della bolla del turismo che si è mangiata il lago: troppo esclusivo per essere per tutti e troppo fragile per poter reggere all’urto del turismo di massa. Come un romanzo in cerca d’autore o una sceneggiatura scritta da troppe mani il lago di Clooney rischia di perdere la sua allure e le copertine delle riviste di gossip e meritarsi i titoli della cronaca, purtroppo sempre più nera.