
L'asilo di Terragni
Como, 30 gennaio 2021 - Chiuso dal giugno del 2019 rischia di restarlo ancora a lungo l’asilo Sant’Elia, che avrebbe dovuto riaprire a Pasqua dell’anno scorso e invece, se tutto andrà per il meglio, non potrà tornare a essere utilizzato prima della metà del 2022.
"Dobbiamo metterci l’animo in pace pensando che l’asilo Sant’Elia rimanga abbandonato a se stesso come altri luoghi della cultura comasca? – si interroga Stefano Fanetti, capogruppo del Pd –. I lavori si sarebbero dovuti concludere otto mesi fa, abbiamo atteso pazientemente perché, nel frattempo, è scoppiata la pandemia, ma l’asilo continua a rimanere chiuso".
A lamentarsi non sono solo le opposizioni e gli appassionati di storia dell’architettura, che venivano a visitarlo da tutto il mondo, in difficoltà sono anche i bimbi costretti, per il secondo anno di fila, a trasferirsi alla primaria di via Severino Gobbi. La soluzione non è destinata ad arrivare entro breve. "I lavori sono in corso, ma i tempi non brevi – spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Pierangelo Gervasoni – si sta lavorando alla trasformazione della centrale termica da gasolio a gas, ma prima di procedere si dovrà attendere il via libera da parte della Soprintendenza".
Molto preoccupato l’architetto Attilio Terragni, pronipote di Giuseppe che, dell’asilo, fu il progettista e l’artefice. Già due anni fa, quando fu chiuso dall’oggi al domani con la scusa che "rischiava di crollare il controsoffitto", non mancò di lanciare i suoi strali contro il Comune perché il Sant’Elia non era dotato di controsoffitto. "Per ora si è visto solo un camino da baita spuntare sulla copertura che fa volare l’asilo, chissà il resto – interviene non senza polemica -. Ci vorranno anni per recuperare non l’asilo, ma questi orribili lavori che chiamano di manutenzione. Non è possibile che un ufficio tecnico si occupi del genio dell’architettura italiana del 900. Veramente triste". Per interrompere i lavori di riqualificazione e affidare il cantiere alla supervisione di un pool di esperti nel giugno del 2019 si erano mobilitati architetti da tutta Europa e cultori di storia dell’Arte, naturalmente nessuno li ha ascoltati.