Ricorso della Banca Popolare di Sondrio: il casinò di Campione deve fallire

L’istituto, che vanta un credito di 24 milioni, si rivolge alla Cassazione

Uno spettacolo al casinò di Campione d’Italia

Uno spettacolo al casinò di Campione d’Italia

Campione d'Italia (Como), 11 aprile 2019 - Con una decisione che non mancherà di avere conseguenze sul futuro del Casinò di Campione, la Banca Popolare di Sondrio ha depositato martedì, esattamente alla vigilia della scadenza del termine consentito, un ricorso alla Corte di Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano che aveva annullato la sentenza di fallimento emessa lo scorso luglio dal Tribunale di Como.

Provvedimento che era sfociato in una nuova richiesta di fallimento da parte della Procura, per sanare quel difetto di forma sollevato dai giudici milanesi – per la precisione la mancata audizione delle parti – e nella fissazione dell’udienza per il prossimo 13 maggio. Ma a quella data, i giudici comaschi dovranno obbligatoriamente sospendere il procedimento, subordinandolo all’esito della decisione della Cassazione. In termini pratici, se ne riparlerà tra uno o due anni, perché tali sono i tempi della Suprema Corte per il civile. tempo durante il quale potrebbe essere messo a punto un piano di rilancio della struttura. Intanto il congelamento di ogni azione e decisione, legata al fallimento della casa da gioco di Campione d’Italia, svilupperà meccanismi non preventivabili. A partire dal destino dei lavoratori, così come di chi vanta crediti insoluti da parte della società.

Anche il fronte dell’indagine penale, coordinata dal procuratore di Como Nicola Piacente, e dal sostituto Pasquale Addesso, dovrà necessariamente adeguarsi a questa battuta d’arresto. Attualmente sono due i fascicoli aperti. Il primo, partito nel novembre 2017 con l’ipotesi di peculato, è stato il capostipite di quanto accaduto vorticosamente nei mesi successivi, tra cui la prima istanza di fallimento depositata dalla stessa Procura. Era stato aperto per fare luce su un iniziale buco da trenta milioni di franchi per mancate erogazioni del casinò al Comune: un’indagine partita da un esposto di Roberto Salmoiraghi. All’epoca era consigliere di minoranza, diventato poi sindaco e ora sostituito dal commissario prefettizio. Ma nel frattempo la Cassazione aveva annullato i sequestri sollevando dubbi sulla fondatezza dello stesso peculato. Il secondo fascicolo è stato aperto a giugno 2018 con l’ipotesi di bancarotta preferenziale, quando la società di gestione aveva ottenuto dalla Banca Popolare di Sondrio un finanziamento di tre milioni di euro, finalizzato a portare avanti entro il 2018 il progetto del “Dragon Casinò”, e il rilancio della casa da gioco che si riteneva potesse derivarne.

Il denaro erogato dall’istituto di credito, aveva fatto salire a 24 milioni di euro il debito del Casinò nei confronti della Popolare di Sondrio. Sul registro degli indagati, erano finiti i nomi di Marco Ambrosini, all’epoca amministratore unico della casa da gioco, dell’ex sindaco di Campione d’Italia Roberto Salmoiraghi, in qualità di rappresentante del socio unico del casinò, e dei due funzionari della Banca Popolare di Sondrio che avevano erogato il mutuo, per un progetto mai portato avanti.