Cantù, il palazzetto del basket è un’odissea. Dopo due naufragi non è ancora fatta

Da oltre trent’ann Cantù sogna il suo tempio. Sembrava in porto, ma i costi lievitano: "Valutatene l’utilità"

Il cantiere del palazzetto di Cantù, fermo (Cusa)

Il cantiere del palazzetto di Cantù, fermo (Cusa)

Cantu (Como), 12 luglio 2022 - Volete far saltare la mosca al naso a un abitante di Cantù? Chiedetegli a che punto è il palazzetto. Nella capitale del mobile su misura e della pallacanestro vi capiranno al volo, non fosse altro perché di tentativi, tutti falliti, alle spalle ne ha già un paio. Un calvario iniziato trent’anni fa e non ancora concluso, nonostante l’impegno di nove sindaci, quasi tutti targati Lega. ​Tutto nasce dalla voglia di riscattare quello che in città ritengono un peccato originale: tutte le straordinarie vittorie della Pallacanestro Cantù, che oggi milita in A2 ma ha in bacheca una collezione straordinaria di trofei, sono avvenute fuori dal territorio cittadino. A Cucciago per l’esattezza dove tuttora sorge abbandonato a se stesso il Pianella, che “sconfina“ per soli 500 metri. Troppi per l’orgoglio di una città che si identifica nelle imprese della sua squadra e che da trent’anni tenta, invano, di riportare i suoi “ragazzi“ a casa. Così alla fine degli anni ’90 approfittando dei Mondiali di calcio l’allora sindaco democristiano Giuseppe Anzani lanciò il progetto di costruire un palazzetto, anzi un tempio per il basket, in corso Europa, affidando il progetto ad uno dei più grandi architetti italiani, Vittorio Gregotti. Nacque così il Palababele, progettato a forma di piramide per ospitare 7.300 spettatori.

Il 16 gennaio del 1991, quando fu posata la prima pietra, doveva costare 10 miliardi di lire, già l’anno dopo la spesa era lievitata a 18: 7 a carico del Governo attraverso il credito sportivo, 4 in prestito al Comune dalle banche e altri 8 derivati dalle concessioni per la costruzione di due centri commerciali. Troppi debiti per una città di appena 40mila abitanti e due anni dopo il primo sindaco della Lega, Armando Selva, bloccò tutto. Costruito, ma mai completato, il Palababele divenne suo malgrado un monumento al degrado finché nel 2001 un altro sindaco della Lega, Edgardo Arosio, non decise di abbatterlo.

Per passare dalle parole ai fatti ci sono voluti 9 anni e un nuovo progetto non meno faraonico: 7mila posti a sedere, una palestra, una piscina e oltre 600 posti auto. Purtroppo anche in questo caso i guai per l’appaltatore, il gruppo Turra di Cazzago San Martino in provincia di Brescia, sono iniziati quasi subito con i costi lievitati dagli iniziali 9 milioni, questa volta di euro, a oltre 24 milioni. Il 20 aprile del 2012 partirono i lavori, ma già due anni dopo i costi erano lievita a 36 milioni per il solo palazzetto e poco meno del doppio per l’intero project financing. Inutile dire che l’azienda falli, il cantiere si fermò e ne nacque un contenzioso ancora in corso. A far sperare i canturini, e siamo ai giorni nostri, è il terzo tentativo capitanato da Cantù Next Spa, proprietaria della squadra di basket, e da un’associazione temporanea d’imprese. Sembrava fatta, ma l’aumento dei costi delle materie prime e altre incognite complicano le cose. Il costo da 15 milioni è volato a oltre 32 e il consulente esterno preso dal Comune per la pratica consiglia di valutare “l’utilità pubblica dell’opera“. Come dire, ne vale la pena? Ai canturini l’ardua sentenza.