Campione d'Italia, Roma è sempre più lontana: "Il Governo si doveva occupare di noi"

Appello alla Regione per riaprire il casinò

Manifestazione a un anno dalla chiusura del casinò di Campione

Manifestazione a un anno dalla chiusura del casinò di Campione

Campione d'Italia, 24 agosto 2019 - A seguire con particolare attenzione l’evoluzione della crisi di Governo ci sono gli abitanti di Campione d’Italia dove da oltre un anno si attende la riapertura del casinò, chiuso il 27 luglio del 2018 dal Tribunale Fallimentare di Como. Il commissario straordinario Maurizio Bruschi oltre un mese e mezzo fa ha depositato la sua relazione con i suggerimenti per la riapertura, ma senza un Governo in carica il suo dossier rischia di rimanere sepolto in un cassetto.

A quanto è dato sapere nessuno finora al Ministero dell’Interno ha affrontato il problema, la speranza a Campione è che il documento possa finire presto al Mef. «La crisi politica dell’attuale governo è allarmante soprattutto per tutte quelle situazioni di sofferenza in attesa di definizione – spiega Caterina Ferrari, portavoce del Comitato civico residenti di Campione d’Italia – Siamo in attesa di una soluzione da Roma perché il Governo ha voluto avocare a sé la soluzione della nostra vicenda. Vale la pena ricordare che proprio politici di area governativa si erano espressi a favore di una risoluzione qualora fosse caduta l’amministrazione locale. Queste intenzioni sono state più volte annunciate anche da importanti esponenti anche di governo sia di Lega che di Movimento Cinque Stelle. Uno stallo inspiegabile e oggi di proclami ufficiosi ne abbiamo sentiti a sufficienza».

L’ultima speranza è che adesso che Roma è fuorigioco, almeno momentaneamente, a prendere in mano le sorti dell’ex-clave possa essere la regione. «Ci siamo attivati per chiedere nuovamente un incontro con il presidente Attilio Fontana e aggiornarlo sulla situazione drammatica e caotica di Campione soprattutto alla vigilia del nuovo anno scolastico che non vedrà da una parte la riapertura della Scuola dell’infanzia e l’impossibilità di poter garantire il riscaldamento nelle scuole e i servizi primari», conclude la portavoce del comitato.