
Le concitate fasi dell’arresto del brigadiere Antonio Milia che si asserragliò nella caserma
La Procura Militare di Verona, ricorre contro la sentenza di proscioglimento di Antonio Milia, 59 anni, brigadiere dei carabinieri di Asso che il 27 ottobre di due anni fa aveva ucciso in caserma a colpi di pistola il suo comandante, Doriano Furceri. Il giudice di primo grado, lo aveva assolto dall’accusa di "Insubordinazione con violenza pluriaggravata", come il codice penale militare qualifica l’omicidio volontario, per "difetto di imputabilità", in quanto totalmente incapace di intendere al momento dei fatti, alla luce di consulenze e perizie psichiatriche. Accogliendo la richiesta della difesa, avvocato Roberto Melchiorre. Valutazioni che la Procura ritiene insufficienti. Inoltre, aggiunge il pm Luca Sergio, "quand’anche si dovesse ritenere provato che Mila fosse affetto da un disturbo delirante, nel cui ambito il luogotenente Furceri era il persecutore, rimane non chiarito il nesso con l’atto di sparare ai militari del Gis intervenuti quando ormai il "nemico" era stato ucciso". L’incursione dei reparti speciali, durante la quale un militare fu ferito da un colpo esploso da Milia, avvenne dopo oltre dodici ore di trattativa seguite all’omicidio. Pa.Pi.