Brescia accoglie i bambini ucraini Sui banchi di scuola i primi arrivi

Procedono intanto gli spostamenti di persone, si registrano 13 nuovi rifugiati nel comune di Dello

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BRESCIA

Di Federica Pacella

Iniziano a sedersi nei banchi delle scuole di Brescia i bambini ucraini arrivati nel Bresciano nelle ultime due settimane. Per ora non sembrano esserci difficoltà, nonostante la barriera linguistica, perché i numeri sono contenuti, ma un vero e proprio bilancio lo si potrà tracciare solo fra qualche settimana. Tra i piccoli che hanno iniziato la scuola c’è anche Evelina, una delle prime bambine arrivate a Brescia dall’Ucraina, esattamente a Dello, un paio di settimane fa. "È stata inserita nella classe prima della primaria, è molto intelligente, ha già imparato un po’ di italiano – spiega la dirigente dell’IC di Dello, Rita Scagliola -. Abbiamo una bambina di IV che fa da traduttrice, nell’ottica della peer education, e per la piccola è già un punto di riferimento. Abbiamo anche attivato lo sportello psicologico, se dovesse aver bisogno di un supporto". Gli altri 2 bambini che erano arrivati con le loro mamme a Dello (3 in tutto, più 4 piccoli) sono invece andati via, così come sono partiti i coniugi ucraini di 77 e 75 anni che inizialmente aveva ospitato il gruppo.

"Sono tornati in Ucraina – racconta il sindaco Riccardo Canini – perché hanno deciso di voler dare una mano nel loro Paese". Ma il movimento di profughi è continuo. A Dello, sono arrivati altri 13 ucraini ed un’altra decina di persone è in arrivo, per ora accolti da famigliari. Grande la solidarietà ("un signore si è reso disponibile a pagare l’affitto a una famiglia, qualora servisse", racconta il sindaco), ma iniziano anche ad emergere i primi problemi che i sindaci devono gestire. "Si sta aprendo un tema nuovo, ovvero che qualcuno se ne approfitta – spiega Canini – ho ricevuto la richiesta di alloggio per due donne, alcuni bambini ed un uomo, che poi si è rivelato non essere un profugo. Io sto chiedendo la disponibilità di appartamenti ai cittadini, ma si sta aprendo il tema di capire chi sono. Per questo mi sto dedicando a conoscere queste persone, a parlarci, per capire le loro storie".

Quello dell’accoglienza da parte dei privati o in famiglia resta in effetti uno dei nodi non ancora sciolti nonostante i tanti incontri in Prefettura. Nelle grandi città come Brescia, è impensabile che il Comune possa verificare uno ad uno l’affidabilità di chi chiede alloggi e di chi li mette a disposizione. La Loggia ha già evidenziato grande preoccupazione per la continua circolazione su chat private di annunci di associazioni che reclutano persone disponibili a tenere in casa bambini: il tema è stato sottoposto dall’assessorato ai Servizi sociali al Tribunale dei minorenni, che si confronterà con Prefettura e Questura.