Ticosa, altri 6 milioni per la bonifica

Stanziamento per la famigerata cella 3 dove sarà necessario rimuovere 12mila metri cubi di terreno contaminato

Il sindaco Mario Landriscina mentre mostra gli eleborati (Cusa)

Il sindaco Mario Landriscina mentre mostra gli eleborati (Cusa)

Como, 22 agosto 2019 - Se tutto andrà bene nel 2022, ovvero quarant’anni dopo il suo acquisto, il Comune di Como potrà finalmente avere le mani libere sull’area ex Ticosa. Finora le cose non sono andate propriamente per il verso giusto e l’ultima tegola, che però tiene sotto scacco Palazzo Cernezzi da dodici anni, è la bonifica dell’area dall’amianto che ha avvelenato il suo sottosuolo.

Sei milioni di euro sono già stati spesi e adesso il Comune si prepara a raddoppiare spendendone altrettanti per la bonifica dell’ultima porzione, la famigerata cella 3 per bonificare la quale sarà necessario rimuovere 12mila metri cubi di terreno contaminato. Fatte le debite proporzioni è come mandare in discarica un decimo del Pirellone. «Samo felici di poter chiudere la vicenda Ticosa che è una ferita aperta nella storia della nostra città, anzi mutuando un termine dalla mia vita precedente ci tengo a dire che vogliamo farlo senza lasciare cicatrici – ha spiegato il sindaco che ha voluto accanto a sè l’assessore all’Ambiente, Marco Galli, al quale toccherà seguire da vicino la bonifica che proseguirà per almeno altri due anni –. Una volta completata la bonifica dell’area potremo decidere cosa farne, abbiamo delle idee in testa e non nascondo che, dopo tanta fatica, mi piacerebbe che fosse destinata a uso pubblico. Gli uffici comunali oggi sono distribuiti in diverse sedi, anche il palazzo principale necessita di molti interventi di manutenzione ed è subordinato al rispetto di molti vincoli dettati dalla Soprintendenza. Calcolare quanto spenderemmo per sistemarlo come si deve e poi fare una stima di quanto costerebbe costruire un edificio nuovo in Ticosa non vuol dire mettere le mani avanti, ma significa fare programmazione». È per questo che il sindaco anziché decidere di coprire la cella 3 con un sarcofago di asfalto e calcestruzzo, come aveva suggerito qualcuno, ha preferito procedere alla bonifica.

«Chi conosce l’area sa che stiamo parlando di una porzione di terreno che si trova proprio in mezzo all’area Ticosa – spiega –. Sigillarla senza risolvere il problema alla radice avrebbe voluto dire pregiudicare ogni futuro utilizzo dell’area, tranne naturalmente una destinazione a parcheggio». Si farà anche quello ma nell’area di fronte alla Santarella, già bonificata, dove entro la primavera prossima dovrebbero venire pronti una settantina di posti auto. Intanto gli uffici sono già al lavoro per istruire la gara europea, calcolando i tempi tecnici il via al cantiere non arriverà prima di aprile 2020. Occorreranno almeno 15 mesi per rimuovere il terreno contaminato mentre un’equipe di tecnici terrà d’occhio attraverso peziometri che sono in buona parte già stati collocati, la composizione chimica delle acque per evitare inquinamenti nella falda. Se tutto andrà bene, e quando c’è di mezzo la Ticosa il condizionale è d’obbligo, entro l’inizio del 2022 l’intera area risanata dovrebbe essere restituita alla città.