
Il brigadiere Antonio Milia
“Si può considerare accertato con assoluta certezza che Milia soffrisse di un disturbo attinente la sfera psichica di natura delirante e paranoide, da circa un anno prima dei fatti in questione”. Tali fatti, sono l’omicidio del comandante della caserma dei carabinieri di Asso, Doriano Furcieri, avvenuto la sera del 27 ottobre 2022, e il ferimento con un colpo di pistola di un militare dei Gis quella stessa notte, per i quali il brigadiere dei carabinieri Antonio Milia, 59 anni, difeso dall’avvocato Roberto Melchiorre, a luglio è stato assolto per vizio di mente dall’accusa di omicidio volontario del suo superiore, che il codice penale militare definisce “Insubordinazione con violenza pluriaggravata”.
Disturbo che, spiegano i giudici del Tribunale militare di Verona nel motivare la sentenza, “era già stato intercettato dai medici a gennaio 2022, quando era stato ricoverato per 14 giorni in psichiatria”, e poi “riscontrato come persistente anche dopo i fatti”. Gli stessi giudici, valutate tutte le consulenze e perizie prodotte, escludono che “Milia possa aver architettato e gestito lucidamente la messa in scena di un disturbo piscotico delirante così grave, in ottica difensiva rispetto al proposito di uccidere il suo nuovo comandante”, come aveva invece adombrato il Pm della Procura militare, “nel tentativo di ottenere il riconoscimento del vizio di mente”.
Per contro però, la sentenza sottolinea l’esigenza di “un doveroso approfondimento investigativo in ordine alla posizione dei medici militari che hanno interagito con Milia nel periodo successivo al ricovero, fino al riconoscimento della sua idoneità incondizionata al servizio del 18 ottobre”, trasmettendo gli atti alla Procura. Una valutazione, quella della commissione, che “si trova in netto contrasto anche con quanto affermato dai colleghi di Milia, che lo conoscevano”.