In primo grado era stato assolto, ritenuto del tutto estraneo a quell’omicidio commesso colpendo la vittima con un batticarne e poi strangolandola. Ma poi la Corte d’Appello aveva ribaltato il giudizio, condannando Darius Kazimierz Hodorowicz, polacco di 37 anni, accusato di omicidio con l’aggravante della premeditazione, a 15 anni di reclusione. Una sentenza diventata definita la scorso giugno, quando l’uomo era sparito. Per essere ora arrestato a Como, incappato in un banalissimo controllo della polizia, che lo ha trovato senza documenti. L’omicidio di cui è stato ritenuto colpevole era avvenuto il 6 marzo 2018 a San Giovanni Rotondo, provincia di Foggia, quando era stato trovato il corpo senza vita di un bracciante agricolo polacco di 34 anni, Artur Dawid Prefeta, in un alloggio di fortuna all’interno dell’azienda in cui lavorava.
Un omicidio brutale avvenuto al culmine di un’aggressione in cui la vittima era stata ripetutamente colpita al volto e poi strangolata con un cavo elettrico. Poco dopo i carabinieri avevano arrestato Hodorowicz e un altro connazionale, ritenendo che l’omicidio fosse stato dettato da discussioni con la vittima a causa del suo carattere dispotico. Ma dopo un anno di custodia cautelare, Hodorowicz era stato assolto "per non aver commesso il fatto". Di diverso avviso era stata la Corte d’Assise d’Appello di Bari, che a marzo 2021 lo aveva condannato a 15 anni di carcere. Sentenza confermata dalla Cassazione, e diventata definitiva a novembre dello scorso anno. Ma nel frattempo, Hodorowicz era sparito, senza possibilità di eseguire la condanna definitiva. Lo hanno trovato giovedì sera gli agenti della Squadra Volante, durante il controllo di alcuni soggetti nella zona nei pressi del Carrefour di via Recchi.
L’uomo non aveva documenti o qualcun altro atto che potesse ricondurlo e un’identità, così è stato portato in Questura e meglio identificato. In breve tempo, è emersa la pendenza, l’esecuzione della condanna a 15 anni per omicidio volontario. Tra gli elementi a carico di Hodorowicz, oltre ad alcune testimonianze e alle dichiarazioni del coimputato c’era anche un sms ricevuto la notte dell’omicidio da una connazionale, con la quale veniva informata dell’accaduto, precisando che l’uomo era stato ucciso, anche se "non gli volevamo far del male".