Sparito 6 anni fa, Antonio Deiana trovato morto. L'assassino: "L'ho ucciso per la droga"

La versione del killer e l’ombra della ‘ndrangheta

Antonella Deiana con le foto dei fratelli

Antonella Deiana con le foto dei fratelli

Como, 22 luglio 2018 - Notte tra il 9 e il 10 giugno scorsi. Squilla il telefono del centralino del commissariato Greco-Turro, presidio di polizia diretto dal vicequestore aggiunto Angelo De Simone che si occupa di un’ampia fetta di periferia nord-est di Milano. All’altro capo c’è un uomo: chiede di parlare con un esperto e navigato ispettore che l’ha arrestato qualche tempo prima per estorsione, assicura di avere delle rivelazioni importanti da fare. E in effetti è così: quelle confidenze risulteranno decisive per risolvere il giallo della scomparsa di Antonio Deiana, sparito il 20 luglio 2012. La fonte, come anticipato ieri dal Giorno, racconta quanto gli è stato a sua volta riferito da un conoscente che avrebbe aiutato il killer a disfarsi degli abiti della vittima: a uccidere il 36enne di Villa Guardia è stato il 47enne Luca Sanfilippo, residente in via Lanfranco della Pila 12 a Cinisello Balsamo. Gli uomini delle Squadre mobili di Milano e Como, coordinati rispettivamente dai dirigenti Lorenzo Bucossi e Sergio Papulino, verificano le informazioni e ne accertano la veridicità.

Un riscontro in particolare, sottolinea il procuratore capo di Monza Luisa Zanetti, fa capire agli investigatori di essere sulla strada giusta: il confidente ha spiegato che colui che aiutò Sanfilippo si procurò delle ustioni alle mani durante le operazioni di distruzione degli abiti; e la conferma arriva dagli archivi dell’ospedale Bassini di Cinisello, all’interno dei quali viene rinvenuta la scheda di dimissioni dell’uomo, presentatosi una decina di giorni dopo i fatti per farsi medicare. Forti di quelle prove, gli agenti si presentano a casa di Sanfilippo, che ammette quasi subito di essere l’autore dell’omicidio, mettendo però a verbale una versione ritenuta poco verosimile: in sostanza, Sanfilippo dice di aver messo a disposizione di Deiana il seminterrato di via della Pila per uno scambio di cocaina (quattro panetti) con una terza persona e di averlo accoltellato a morte dopo che il 36enne si era rifiutato di fargli «assaggiare» la droga.

È proprio il 47enne a condurre la polizia sul luogo dell’omicidio: i resti di Deiana, ora sotto la lente degli specialisti del Labanof della Statale, sono un metro e mezzo sotto terra, occultati da una copertura di cemento. Detto che la versione di Sanfilippo, fermato e portato in carcere, non convince affatto gli inquirenti, è probabile che l’assassinio del 2012 vada ricondotto a una vicenda legata a contrasti nel mondo dello spaccio, inseriti in un ambiente vicino alla ‘ndrangheta. La stessa tragica fine era toccata qualche anno prima al fratello di Antonio Deiana, Salvatore, sparito nel nulla nel 2009 e ritrovato cadavere nel 2015 in un bosco di Oltrona di San Mamette.