PAOLA PIOPPI
PAOLA PIOPPI
Cronaca

Como, accoltellò il coinquilino in piena notte: condannato a otto anni

L’aggressione improvvisa era avvenuta un anno fa, nel cuore della notte. Pietroniro non ha mai fornito una spiegazione logica a quel gesto

Intervento della polizia di Stato

Como – Aveva accoltellato il coinquilino in piena notte, senza mai riuscire a fornire una spiegazione logica di quel gesto. Stefano Pietroniro, 40 anni, è stato condannato a 8 anni di reclusione, per tentato omicidio, al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato davanti al Gup di Como Elisabetta De Benedetto. L’aggressione era avvenuta esattamente un anno fa, il 23 luglio, quando i due avevano passato la solita serata in casa, in via San Bernardino da Siena, nell’appartamento che dividevano.

Erano andati a dormire, uno in camera e l’altro sul divano. Ma poi la vittima, un uomo di 57 anni, era stato improvvisamente svegliato da Pietroniro, che gli ha sferrato quattro coltellate all’addome dopo aver preso un coltello dal cassetto della cucina. Nonostante le gravi ferite, l’uomo era riuscito a chiamare il 118 e a far intervenire soccorritori e polizia, man mano che le sue condizioni peggioravano per la perdita di sangue. Era stato subito operato e ricoverato in Rianimazione, dimesso al termine di un lungo periodo in ospedale. Quelle gravi lesioni, in un punto vitale, e il reale rischio a cui era andato incontro il cinquantasettenne, aveva configurato l’ipotesi di tentato omicidio. Nel frattempo la polizia aveva arrestato Pietroniro, che fin da subito si era mostrato molto confusionario, quasi incapace di comprendere il senso di ciò che era accaduto.

Anche durante l’interrogatorio, e nei mesi successivi, il quarantenne non è mai stato in grado di fornire una spiegazione per quello che aveva fatto, dicendo solo che ricordava di aver consumato alcol prima di andare a letto. Semplicemente, aveva detto di essersi svegliato in camera sua e di aver afferrato il coltello con cui ha colpito il coinquilino all’addome. La consulenza psichiatrica, disposta successivamente dal sostituto procuratore di Como Giuseppe Rose, lo aveva dichiarato parzialmente incapace di intendere, ma compatibile con la detenzione in carcere. L’imputato aveva quindi scelto di andare a processo con rito abbreviato, allo stato degli elementi raccolti durante le indagini e contenuti negli atti, rinunciando a qualunque testimonianza. La quantificazione della pena applicata dal giudice ha quindi tenuto conto di questa attenuante.