Brescia, l’occupazione frana: chiude pure la Timken

Futuro a rischio per i 106 dipendenti della fabbrica bresciana. Da quando è saltato il blocco dei licenziamenti persi 853 posti

Brescia, chiude la Timken

Brescia, chiude la Timken

Brescia -  Fulmine a ciel sereno ieri per 106 lavoratori della Timken, azienda multinazionale con sede a Villa Carcina in Valle Trompia, specializzata nella produzione di cuscinetti ingegnerizzati e leader del settore automotive. In mattinata è arrivata la notizia della chiusura dello stabilimento bresciano. Il rischio è che vengano licenziati tutti i dipendenti, che per questo motivo, con il supporto delle sigle sindacali, si sono immediatamente messi in sciopero e hanno organizzato un presidio permanente. Per spiegare la scelta della chiusura l’azienda ha diffuso una nota in cui si legge: "Questo cambiamento, per quanto difficile, è necessario per ottimizzare le attività e riorganizzare l’assetto produttivo dell’azienda, con l’obiettivo di servire al meglio i clienti globali. Nei prossimi giorni, i rappresentanti dell’azienda si incontreranno con tutte le parti sociali interessate, le istituzioni e le autorità competenti per trovare la migliore soluzione per gestire questo cambiamento. L’azienda è intenzionata a garantire supporto ai dipendenti coinvolti, attraverso misure che includono la possibilità per i candidati qualificati di fare domanda di assunzione per posizioni aperte presso altri stabilimenti del Gruppo".

Già dalle prime ore del mattino è cominciato il lavoro di mediazione della Fiom Cgil. "È evidente che stiamo assistendo all’ennesima aggressione al lavoro e al tessuto industriale e sociale di un territorio da parte di una multinazionale, che preferisce il licenziamento all’utilizzo di ammortizzatori sociali. La Fiom ha chiesto al Mise di convocare azienda ed istituzioni locali per affrontare l’ennesima vertenza nel settore ed evitare i licenziamenti - dichiarano Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive, e Antonio Ghirardi, segretario generale Fiom-Cgil Brescia -È urgente far ripartire il tavolo del settore automotive per affrontare la fase di transizione e per individuare, con un accordo tra le parti sociali, i ministeri competenti e le aziende, gli investimenti e gli strumenti per la tutela dell’occupazione e dell’industria del nostro Paese ed evitare che il cambiamenti ambientali, tecnologici e organizzativi ricadano sulle lavoratrici e sui lavoratori". Anche la politica ha immediatamente preso posizione: "Le promesse di Confindustria si dimostrano così, per l’ennesima volta, una presa in giro – dice Luca Trentini, coordinatore provinciale di Sinistra Italiana - Ci attiveremo in Parlamento".

In tutta la Lombardia ben 853 persone sono rimaste senza occupazione in questi primi giorni di blocco alla moratoria dei licenziamenti. Tra le aziende che hanno chiuso ci sono la Gianetti Ruote a Ceriano Laghetto, la Bayern a Filago, la Henkel a Lomazzo e la Teva a Nerviano.