Brescia: imprese e assunzioni frenate dalla pandemia

Secondo il focus provinciale del rapporto di Confartigianato Lombardia nel 2020 sono nate solo 5.813 nuove attività, vale a dire -16,7% rispetto al 2019

L'emergenza Covid ha pesato sulla creazione di nuovi posti di lavoro

L'emergenza Covid ha pesato sulla creazione di nuovi posti di lavoro

Brescia, 6 febbraio 2021 -  La pandemia frena l’apertura di nuove imprese e nuove assunzioni nel Bresciano. Secondo il focus provinciale del rapporto di Confartigianato Lombardia, nel 2020 sono nate 5.813 nuove imprese, -16,7% rispetto alle 6.980 iscrizioni del 2019. "Vuol dire che abbiamo perso 1000 aperture rispetto ai dati consolidati negli scorsi anni – spiega il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti- ci manca quindi la spinta delle nuove imprese". Il raffronto con le 5762 chiusure (-13,5% rispetto alle 6.658 cessazioni del 2019) porta comunque ad un saldo generale positivo di +51, seppure in calo rispetto al +322 del 2019; nel settore dell’artigianato le difficoltà maggiori, con un saldo di -250.

Nel complesso, lo stock di attività registrate nel 2020 nel Bresciano è di 117.391, leggermente inferiore alle 117.576 imprese del 2019. Se la vera cartina al tornasole degli effetti prodotti dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale saranno i dati del primo trimestre del 2021, qualche conclusione la si può già trarre, invece, guardando i dati occupazionali: nei primi 9 mesi del 2020 nel Bresciano ci sono stati 21mila nuove assunzioni in meno, il -14,2% rispetto ai primi 9 mesi del 2019. In calo in particolare i nuovi ingressi nel comparto del manifatturiero (-22,6%) seguito da quello dei servizi (-15,2%); tra le tipologie contrattuali, male l’apprendistato (-31,6%) e i contratti a tempo indeterminato (-18,4%). Paradossalmente, però, chi cerca personale fa fatica a trovarlo: la quota di entrate per cui le imprese bresciane lamentano difficoltà di reperimento sale di 3,5 punti nel 2020 rispetto al 2019, passando dal 28,9% al 32,4%.

La rilevazione di gennaio 2021 vede, tra le figure più difficili da trovare, gli operai specializzati nelle industrie del legno e della carta (79,7%), farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita (79,2%), tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (67,5%). Confartigianato guarda con preoccupazione anche al calo dell’export, su cui molte imprese bresciane avevano investito negli ultimi anni: -14,4% da gennaio a settembre 2020. "Questo è un grande problema – commenta Massetti – perché quando si perdono quote all’estero, poi c’è il rischio che altri occupino il tuo posto. C’è da chiedersi, ad esempio, se la Cina non sia in grado di farlo". Qualche spiraglio arriva dalla transizione digitale, accelerata da Covid-19.

Nel Bresciano, la quota di micro e piccole imprese che hanno effettuato almeno un investimento nei vari ambiti della trasformazione digitale è passata dal 50% del periodo pre-emergenza (2015-2019) al 62,1% del 2020. Dal digitale può arrivare una buona spinta per le piccole imprese che sembrano guardare al futuro con maggiore ottimismo di medie e grandi. "Nonostante le maggiori difficoltà di lavorare a regime ridotto – spiega il segretario generale di Confartigianato Brescia e Lombardia Carlo Piccinato – il 36,2% di micro e piccole imprese prevede di tornare a un livello accettabile di attività entro la prima metà del 2021, il 63,8% nel secondo semestre, più velocemente rispetto a medie imprese e grandi imprese: è segno di una elasticità che può favorire una ripresa più rapida".