
Mauro Franzoni, Marina Tonsi e Alessandra Sabbatino
Cellatica (Brescia) - Un ‘Giardino di Carta’ sbocciato dall’idea che l’azienda sia un luogo privilegiato, dove è possibile creare e coltivare il cambiamento, soprattutto grazie alla ricchezza culturale di chi ci lavora.
Un approccio che affonda le sue radici nella visione umanistica di Adriano Olivetti dell’impresa quello di Keminova, azienda di Cellatica, Brescia, che opera nel settore della cosmetica. Oggi parte il programma annuale del ‘Giardino di carta’, la biblioteca di fabbrica di impronta olivettiana, curata dall’architetto Marina Tonsi, diventata luogo di incontri, incroci, suggestioni. “Il mondo della cosmetica ha nell’essere asettico la sua cifra distintiva – spiega Tonsi – per cui, facendo i lavori in azienda, sentivo che mancava qualcosa. I libri rappresentino anche materialmente un elemento di calore, ma la biblioteca di fabbrica è poi diventata qualcosa di più. Dal 2023, programmiamo una serie di incontri, legati da un tema annuale”.
Quello del 2025 è ‘SRadicaMenti’, attorno a cui ruotano gli 11 appuntamenti, in orario di lavoro aperti anche alle famiglie o esterni sul tema delle radici. Si parte oggi, alle 15, con l’inaugurazione affidata a Luca Mari, sull’intelligenza artificiale generativa, ma si proseguirà con visite guidate a Sirmione sulle orme del dialetto che si fa letteratura, al monastero dell’Immacolata a Brescia, fino alla visita a Ivrea, alla Fondazione Olivetti. L’iniziativa è il fiore all’occhiello di Keminova, diventata società benefit nel 2022 (associata a Confapi Brescia). Nata nel 1985, il percorso verso la società benefit è stato avviato nel 2021, grazie alla nuova compagine che l’ha acquisita (dopo esserne stata socia), con l’obiettivo di valorizzare il fattore umano inespresso.
“La scelta di acquisizione – spiega Mauro Franzoni, amministratore unico Keminova – è maturata proprio sulla base del profilo delle persone che c’erano, con la visione di realizzare un’azienda rigenerativa, in cui la crescita doveva essere innanzitutto valoriale. La nostra idea è che l’azienda non sia uno strumento, ma un fine, perché siamo fortemente innamorati dell’approccio olivettiano. Crediamo che, se gestita in un certo modo, l’impresa possa generare valore economico, sociale, ambientale, purché al centro ci sia la persona”.
Il cambio di passo si è tradotto in risultati concreti: i dipendenti sono passati da 29 del 2021 a 45, il fatturato da 5 milioni del 2020 a quasi 12 nel 2023. Responsabile d’impatto è Alessandra Sabbatino, che tiene le fila dei progetti e monitora i risultati, descritti nella relazione d’impatto. “È un lavoro di team – sottolinea – la persona è al centro non come dichiarazione di intenti, ma concretamente, in ogni aspetto”.