
di Federica Pacella
Non ha un passato militare particolarmente glorioso, ma camminare tra le sue mura resta comunque una lezione di storia senza contare la bellezza del paesaggio, che può richiamare l’attenzione di turisti lontani e vicini. Il rilancio del Forte di Valledrane parte dall’opera di pulizia e messa in sicurezza dei percorsi che Regione Lombardia si è impegnata a mettere in atto, insieme anche alla cartellonistica. "Valuteremo il progetto allo studio del Comune, il Forte non necessita in sé di interventi strutturali, la parte più urgente è la pulizia dell’area", ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi, che mercoledì ha visitato l’area insieme al collega assessore all’Autonomia ed alla Cultura Stefano Bruno Galli, al sindaco Mauro Piccinelli, al presidente della Comunità Montana Giovanmaria Flocchini.
Il complesso militare costruito all’inizio del ‘900 faceva parte dello Sbarramento delle Giudicarie, oggi confine tra Lombardia e Trentino, un tempo tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico. I suoi obiettivi andavano dall’intera estensione del Lago d’Idro alle alture fra Capovalle e la Valvestino; nel suo genere, è una delle costruzioni tra le più grandi. Da qui sembrerebbe che sia partito qualche colpo all’inizio della Grande Guerra; poi la guerra si spostò più a Nord, in Val Camonica, ed forte perse d’importanza, tanto che da luglio del 1915 iniziò il disarmo. Resta comunque una testimonianza storica, della cui promozione potrebbe occuparsi la Comunità Montana di Val Sabbia. "La Comunità Montana potrebbe valutare la promozione – prosegue Rolfi – mettendo il Forte in sinergia con la Rocca d’Anfo, lavorando su un pacchetto unico. Può essere certamente un tassello importante per restituire interesse turistico alla zona".
La visita in Val Sabbia è stata l’occasione anche per visionare un altro sito, quello del sanatorio, uno dei tanti realizzati nel Bresciano, rimasti abbandonati nel tempo. Quello di Treviso Bresciano, in particolare, era stato realizzato negli anni ’20 per cinquant’anni ha ospitato malati di tubercolosi. Qui il pubblico, tuttavia, può fare ben poco. "Non ha finalità turistica – ha sottolineato Rolfi – perché non è in un luogo storico né è in cima al colle. Bisogna ragionare su interventi strutturali e capire cosa fare. Qui l’idea è di ragionare sul coinvolgimento dei privati".