
Maurizio Tira, rettore dell’ateneo bresciano, all’apertura dell’anno accademico
Brescia, 9 gennaio 2020 - Superata la quota dei 15.500 studenti, l’Università di Brescia punta ora a raggiungere la soglia dei 20mila nel 2025. Un obiettivo ambizioso di crescita quello che l’Università di Brescia si pone, partendo da una base che è già solida: nell’anno accademico 2019-2020, gli iscritti sono stati mille in più del precedente, grazie anche ai nuovi corsi di laurea. "La crescita è l’obiettivo del nuovo piano strategico presentato per il triennio 2020-2022 – spiega la prorettrice vicaria Grazia Speranza – per descrivere obiettivi e strategie per il prossimo triennio abbiamo adottato un modello basato sulla sovrapposizione fra le tre aree di base di impegno: didattica, ricerca e impegno nel territorio". Centrali saranno innovatività, competitività, ma anche formazione verso l’esterno e collaborazione con enti, imprese ed istituzioni. Pesa lo scarso finanziamento dal fondo nazionale.
"La legge di Bilancio – ha spiegato il rettore Maurizio Tira – è una delle peggiori da questo punto di vista. La nostra università, tuttavia, può serenamente proporre un piano di crescita e di sviluppo". Anche in assenza di piani straordinari ministeriali, l’ateneo assicura che recluterà nuovi ricercatori e punterà a strutturare bandi per attirare finanziamenti dal grande piano europeo Horizon per la ricerca. Dal punto di vista strutturale, i prossimi anni saranno dedicati all’ampliamento dell’area di Mompiano. Il 2020 ci sarà l’anno della progettazione di due edifici nell’area di via Branze (i lavori dovrebbero iniziare nel 2022), ma anche della posa della prima pietra per la nuova residenza di via Porta Pile e dei lavori per la mensa nell’ex Buonissimo di corso Mameli.
L’ateneo sta cercando anche nuovi spazi per aule e laboratori in centro storico, in previsione dell’aumento costante di iscritti anche alla luce dell’aumento dell’offerta formativa con tre nuovi corsi di laurea in procinto di partire: ingegneria delle tecnologie per l’impresa digitale, scienze giuridiche dell’innovazione, economia sociale e imprese cooperative. Fondamentale sarà anche il ruolo delle lauree professionalizzanti. L’ateneo si sta attrezzando ma sconta, ancora una volta, i ritardi della politica a livello nazionale. Emblematico il caso del corso di laurea in tecniche dell’edilizia, professionalizzante nella sostanza ma non nella forma, visto che manca il decreto ministeriale che lo inquadri come tale. Così come rischia di essere penalizzante per i più virtuosi la norma che impone che le tasse universitarie siano il 20% del finanziamento pubblico: visto che questo resta invariato, l’ateneo dovrebbe trovarsi addirittura a ridurre le tasse individuali (invariate da anni), proprio per effetto della crescita. "Si tratta di due componenti che dovrebbero essere separate tra di loro", sottolinea Tira.