
L’uomo dovrà affrontare un ulteriore procedimento in tribunale per stalking
Avrebbe vissuto due anni da incubo, tra insulti, umiliazioni, minacce. Un crescendo di tensione tale da obbligarla a cambiare casa e renderla ancora bisognosa di assistenza e protezione quotidiana da parte dei carabinieri. Il suo ex compagno, cinquantenne come lei, è stato condannato a tre anni. La vicenda è venuta alla luce alla fine del 2023 quando la donna, una venditrice ambulante dell’Ovest bresciano, ha sporto denuncia nei confronti dell’uomo, padre della loro figlia adolescente. I problemi sarebbero insorti nel 2022 dopo 12 anni di relazione, quando l’imputato, trascorsi di tossicodipendenza (da lui sempre negati) perse il lavoro. Nel febbraio 2023, sottoposto a misura cautelare, stando all’accusa avrebbe messo in atto una sequela di offese, minacce di morte, scenate di gelosia nei confronti della ex. Terrorizzata, visto che il compagno sosteneva anche di avere una pistola.
"Ti ammazzo, ti brucio viva, oltre a me non avrai nessun altro" si sarebbe sentita dire al culmine dell’ennesima lite. "Cinquanta euro e una tanica di benzina li ho sempre per bruciarti", "Ti ammazzo, l’auto ti sparisce, te la brucio ed è solo l’inizio".
Durante il dibattimento sono venuti a galla nuovi dettagli della vicenda, ancora da indagare: alcuni strani episodi, come i roghi che distrussero il camion della vittima e la macchina della madre di lei, e la sparizione improvvisa dell’auto della donna (episodi tuttavia non attribuibili all’imputato). Dal canto suo l’uomo, attualmente sottoposto a divieto di dimora nel Comune di residenza della ex e indagato per stalking in un procedimento parallelo, con una lettera ha chiesto scusa, ma ha anche cercato di scrollarsi di dosso le accuse sostenendo che il rapporto fosse turbolento per colpa di entrambi i conviventi. "La giustizia ha fatto il suo corso e ha ritenuto di punire dei comportamenti che danneggiano l’autostima di una donna, offendendola e umiliandola" ha detto l’avvocata di parte civile Arianna Licini.
La donna è sostenuta dall’associazione Yana (You are not alone): "L’uomo dovrà affrontare un’ulteriore udienza che potrebbe rappresentare il tassello finale di questa vicenda - è stato detto dall’organizzazione di volontariato nata contro i femmincidi -. L’auspicio è che questa sentenza segni per la signora l’inizio di una vita senza paura".