Brescia, 25 settembre 2020 - Un appello per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, firmato al cospetto delle foreste colpite dalla tempesta Vaia. Ha un alto valore simbolico la seconda edizione di Climbing or climate (Cfc) sulle tracce della tempesta Vaia, organizzata dall’Università degli Studi di Brescia - UniBs Sostenibile, in collaborazione con la sezione di Brescia del Club Alpino Italiano e con il patrocinio del Centro di Ricerca e Documentazione di Ateneo per l’Agenda dello Sviluppo Sostenibile 2030 e di Students For Sustainability.
Dopo la salita sul ghiacciaio dell’Adamello del 2019 per evidenziare il problema della fusione dei ghiacciai, l’edizione 2020 ha acceso i riflettori sull’effetto serra. Questo fenomeno favorisce un anomalo accumulo di energia che si sprigiona improvvisamente dando origine a eventi meteorologici estremi, come la tempesta Vaia del 28 ottobre 2019. I venti nelle Alpi orientali e fino alla Valle Camonica raggiunsero velocità massime che sfiorarono i 200 km/ora, causando i maggiori danni al patrimonio forestale di cui si abbia memoria nell’ultimo secolo (41.000 ettari di foreste danneggiate e 8 milioni di metri cubi di legname abbattuto nel Nord-Est, fino alla Valle Camonica). Una catastrofe naturale che è stata conseguenza del riscaldamento globale, danneggiando solo nel Bresciano una superficie di 803 ettari con oltre 300mila metri cubi di legname abbattuto.
La rappresentanza di tutte le componenti della comunità universitaria, che è arrivata fino alla conca del Baitone lungo parte del tratto bresciano del "Sentiero Italia Cai", ha potuto ragionare su cause ed effetti di Vaia. "Una giornata importante perché la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile ha proposto un appello alle comunità locali, comunali, regionali, provinciali per garantire impegno e attenzione continua alle risorse naturali del territorio - ha spiegato Francesco Castelli prorettore vicario di UniBs - in questo modo l’Università vuole fare la sua parte anche nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile".
La scelta di visitare le dighe del Baitone e del Miller non è stata casuale, perché ha assunto anche il significato di valorizzare il ruolo ricoperto dalle energie rinnovabili, come quella idroelettrica, nel contrastare il riscaldamento globale. Ogni metro cubo d’acqua accumulato nei due bacini, trasportato nel complesso sistema idroelettrico realizzato a partire dagli anni '20 dello scorso secolo, e poi ‘turbinato’ nella centrale di S. Fiorano riduce il consumo di carbone o petrolio per generare energia. L’appuntamento bresciano è stato condiviso anche con Unimont - Università della Montagna (polo decentrato a Edolo dell’Università degli Studi di Milano) e patrocinato dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal Comitato Glaciologico Italiano, da Sustainable Development Solutions Network ed è stato inserito nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
"Stiamo cercando di dimostrare – ha sottolineato Carmine Trecroci, delegato Unibs Rete Università per lo Sviluppo sostenibile - che c’è bisogno di una sensibilità diversa, molto maggiore, basata su ciò che la scienza ci suggerisce di fare, ovvero di analizzare con cura e attenzione ogni servizio ecosistemico, ogni costo nelle procedure di utilizzo delle risorse, come la pianificazione territoriale e la mobilità. Dobbiamo tener conto della fragilità del patrimonio naturale".