
Muovevano otto chili di cocaina al mese importandola dall’Olanda, per un giro d’affari (loschi) da due milioni mezzo di euro l’anno. ‘Kitchen’, l’operazione della Mobile e dell’Antimafia di Brescia che, nel marzo 2020, aveva sgominato un gruppo di narcos al vertice delle forniture di droga nell’Italia settentrionale, ieri ha avuto come epilogo una stangata giudiziaria. Il gup, Francesca Grassani, al termine del processo in abbreviato per i primi 27 imputati ha inflitto 24 condanne, accolto due patteggiamenti e pronunciato un’unica assoluzione. La pena più pesante è toccata a Zeinel Spaneshi, presunto boss di un sodalizio italo-albanese, condannato a 23 anni. La più lieve ad alcuni pusher di strada, condannati a un anno e quattro mesi. L’inchiesta, coordinata dai pm della Dda di Brescia Claudia Moregola (foto) e Teodoro Catananti era culminata nell’arresto di quaranta persone (35 con ordinanza di custodia cautelare). Tra loro, uno storico narcos bresciano, Giuseppe Morelli, molto attivo negli anni ‘90, con alle spalle una precedente condanna a dieci anni, condannato pure ieri.
Ma anche un carabiniere in servizio a Verona, che sta affrontando un processo per rivelazione di notizie riservate. Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio, lesioni, rapina, armi, le accuse mosse dagli inquirenti, che indagando su un florido smercio di hascisc ad opera di alcuni magrebini arrivarono al business della coca, gestito da quattro albanesi, la compagna romena di uno di loro, e un corriere belga. Stando alla prospettazione accusatoria – sposata dal giudice, che ha confermato il reato associativo – il traffico era gestito a livelli imprenditoriali. Tanto che quando due capi finirono in manette con 3 kg di coca, nel marzo 2018, la donna si diede da fare per ‘traghettare’ il pacchetto clienti al miglior acquirente. Scelse Morelli, che recuperò velocemente nuovi fornitori albanesi, poi a loro volta arrestati. Della banda facevano parte due soggetti armati di fucile a pompa e pistole. La gang in caso di screzi non lesinava la violenza. Morelli, nel giugno 2018, fu vittima di un’aggressione da parte di tre fornitori che gli fratturarono le gambe a sprangate. E un suo collaboratore punì un ex socio lanciandogli ammoniaca in faccia e tentando di sgozzarlo.
Beatrice Raspa