FEDERICA PACELLA
Cronaca

La sindaca di Brescia Laura Castelletti contro ProVita: parte la querela per diffamazione

L’associazione scrisse che certificava il falso, riconoscendo due mamme allo Stato civile. La prima cittadina: parole che sono andate oltre la semplice critica politica

La cerimonia di riconoscimento della bimba con due madri

La cerimonia di riconoscimento della bimba con due madri

Brescia, 20 settembre 2025 – ”Pur di gratificare il movimento Lgbt mette nero su bianco una bugia esistenziale: nessuno nasce da due donne”.

Così scriveva, il 22 luglio, Jacopo Coghe di ProVita, mettendolo nero su bianco a poche ore dalla prima iscrizione, nel registro delle nascite dello Stato Civile, dell’atto di riconoscimento da parte della madre intenzionale di una bimba, già riconosciuto alla nascita dalla madre biologica.

Ad officiare la cerimonia, la prima in città, era stata la sindaca Laura Castelletti, con l’assessora Anna Frattini: alla base, la sentenza della Corte Costituzionale di maggio, secondo cui è “incostituzionale vietare alla madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita legittimamente praticata all’estero”. Una sentenza che avrebbe dovuto mettere fine ad ogni polemica.

Così non è stato: nel suo comunicato Coghe e ProVita sostenevano che “Laura Castelletti ha certificato una plateale falsità”, perché “tutti abbiamo anche un padre, che il business della Pma fa sparire dietro compenso economico per esaudire i desideri egoistici degli adulti di avere un bambino letteralmente a tutti i costi”. Epressioni che, secondo la giunta Castelletti, sono andate oltre la critica politica, tanto da approvare all’unanimità una delibera che autorizza la sindaca a presentare una denuncia querela per diffamazione, a tutela del Comune, che potrebbe anche costituirsi parte civile e richiedere un risarcimento per i danni d’immagine arrecati all’ente.

Tanti gli attestati di solidarietà e il plauso arrivato alla Loggia, ma non si è fatta aspettare la reazione degli interessati. “Invece di rispondere nel merito, la Castelletti e la sua Giunta hanno deciso di imbavagliarmi con una querela per diffamazione, autorizzata con tanto di delibera comunale”, ha attaccato Coghe, ricordando il divieto di affiggere in città manifesti contro “ideologia gender“. “Puzza di deriva autoritaria, no? Non mi faccio intimidire”. All’attacco anche l’opposizione (Forza Italia, FdI, Lega). “Un sindaco – commenta la Lega – deve saper accettare anche la critica più pesante e rispondere politicamente ad essa, non cercare, a spese del contribuente, la difesa giudiziale”.