BEATRICE RASPA
Cronaca

Omicidio di Sana: familiari assolti in Pakistan, l’Italia li indaga

La Procura di Brescia procede contro il padre e il fratello della ragazza

 Sana Cheema

Sana Cheema

Brescia, 5 marzo 2019 - La giustizia italiana si muove per Sana Cheema, la 25enne italopakistana morta il 18 aprile 2018 nel Paese d’origine dopo avere rifiutato le nozze combinate con un cugino. Il procuratore generale Pierluigi Dell’Osso ha avocato a sé il fascicolo aperto in Procura a Brescia, un’inchiesta contro ignoti e senza ipotesi di reato avviata nell’immediatezza dei fatti per svolgere alcuni accertamenti di rito e ormai prossima all’archiviazione. Sul dramma che coinvolge Sana e il padre Mustafa Ghulam, entrambi cittadini italiani, rischiava di calare il sipario dopo l’assoluzione di massa da parte della Session Court di Gujrat nei confronti degli undici imputati - tra cui il papà, il fratello maggiore, la madre, lo zio e altri parenti della ragazza - alla sbarra per omicidio e occultamento di cadavere. «Insufficienza di prove» hanno decretato i giudici pakistani. «Nessuna testimonianza a carico dei presunti assassini», «movente non dimostrato».

Eppure l’autopsia eseguita sulla povera Sana, il cui corpo era stato riesumato sulla scorta della forte pressione dell’opinione pubblica - gli amici bresciani non hanno mai creduto alla versione sostenuta dalla famiglia, quella della morte naturale - evidenzia uno strangolamento. Un risultato messo in dubbio da una consulenza dalla difesa e valorizzata dalla corte pakistana. I due presunti esecutori materiali, Mustafa e il figlio Adnan, accusato di avere immobilizzato la sorella nella casa di famiglia, inizialmente avevano confessato, salvo poi ritrattare.

«Siamo in presenza di un femminicidio: Sana è stata uccisa in quanto donna, violata nel suo diritto di autodeterminarsi» ha detto Dell’Osso, che si occuperà personalmente delle indagini preliminari e che ha acquisito le motivazioni della sentenza di assoluzione e l’intero fascicolo con la perizia necroscopica, ravvisando «elementi interessanti». Al momento figurano sotto inchiesta per omicidio padre e fratello (non ancora lo zio paterno) della giovane, cresciuta nel quartiere Fiumicello a Brescia, un lavoro in una scuola guida e innamorata di un coetaneo come lei italo-pakistano. La magistratura bresciana vuol tentare tutto il possibile per fare luce su quella morte, anche se poi si porrebbe la condizione di procedibilità nei confronti degli indagati, di non facile soluzione perchè non sono sul territorio nazionale. Un paletto che si potrebbe valicare facendo rientrare il caso nella fattispecie del delitto politico interpretato in chiave estensiva. L’omicidio di Sana, infatti, sulla scorta della legislazione internazionale, potrebbe essere frutto della violazione di una libertà costituzionalmente garantita, quale il diritto di culto, o il diritto di matrimonio. Se così fosse, per perseguire i colpevoli basterebbe solo il via libera del ministero di Giustizia.