
Il sequestro di un’area del cimitero Vantiniano di Brescia L’accusa contesta un numero spropositato di tombe rimosse rispetto al piano previsto
Le famiglie avevano chiesto di scavare ancora al Vantiniano. Ma la richiesta non è stata accolta dalle imputate ed è saltato anche l’accordo per un risarcimento economico. Sono gli ultimi sviluppi dell’udienza preliminare in corso davanti al gup Gaia Sorrentino per la vicenda della presunta rimozione irregolare di oltre duemila feti al cimitero di via Milano da parte del Comune, stando all’accusa senza darne adeguatamente conto ai genitori. Imputate di vilipendio di tombe e di cadavere, due funzionarie della Loggia, la responsabile dei servizi cimiteriali Monik Liliana Ilaria Peritore e la direttrice di settore, Elisabetta Begni. Il giudice ieri ha accordato il processo col rito abbreviato e ha formalizzato la costituzione di undici parti civili. Alle due si contesta di aver dato l’ordine di rimuovere oltre 2.500 tombe "in evidente e spropositato contrasto con il fabbisogno accertato e pianificato corrispondente a 164 esumazioni per il 2021/22", recita il capo di imputazione. Operazione condotta senza adeguata pubblicità e con dispersione dei resti delle lapidi, delle tombe e delle targhette identificative, prosegue l’accusa. "Ma i cartelli erano lontani e girati verso il muro, così non sono stati letti" ha spiegato l’avvocato Francesco Mingiardi, che con la collega Gloria Girelli assiste 16 famiglie. Discussione il 30 maggio. Beatrice Raspa