FEDERICA PACELLA
Cronaca

Depuratore del Garda, è polemica: "Ora revocate il commissario"

Salò, attivisti in piazza dopo il pesante strappo fra l’idea della Provincia e la decisione del Governo

Un momento della manifestazione

Salò (Brescia) - Revocare il commissario straordinario alla depurazione del Garda per restituire alla politica il suo ruolo. Questa la richiesta arrivata dalla piazza di Salò, dove il Comitato Referendario Acqua Pubblica e il tavolo provinciale Basta Veleni, con il comitato Gaia di Gavardo sono tornati a protestare per il depuratore del Garda. Una manifestazione che segue quella analoga di mercoledì della Federazione del Tavolo del Chiese e, soprattutto, la presa di posizione arrivata nei giorni scorsi dalla Provincia di Brescia, pesante per lo strappo istituzionale con il Governo. Il presidente Samuele Alghisi ha infatti dichiarato che la Provincia è contraria "alla decisione presa dal Governo di incaricare un commissario che in tempi brevi debba decidere dove collocare il depuratore del Garda; una decisione tardiva, che non tiene conto del lavoro portato avanti dalla Politica bresciana, che era arrivata a una sintesi importante".

Dal Broletto è quindi partita la richiesta di un incontro urgente con il Presidente del Consiglio dei Ministri. La notizia della nomina del commissario (il prefetto Attilio Visconti) per decreto era arrivata il 17 giugno scorso, a ridosso della cabina di regia che avrebbe dovuto prendere atto del progetto di Acque Bresciane per realizzare il nuovo depuratore a Lonato, in alternativa a Gavardo/Montichiari (entrambi con scarico nel Chiese, anche se per Lonato si stava valutando una soluzione alternativa). A chiedere il commissario ad acta erano stati alcuni comuni del Benaco e dalla presidente della Comunità del Garda, il ministro Maria Stella Gelmini. Il Consiglio dei Ministri (Gelmini non ha votato) ha accolto la richiesta, motivata dall’urgenza di scongiurare la ‘bomba ecologica’ che sarebbe provocata dal deterioramento della condotta sublacuale: pericolo che, stando alla relazione pubblicata proprio in quelle ore da Acque Bresciane, non ci sarebbe, grazie agli interventi di manutenzione messi in atto.

"Per tre lunghi anni – spiega Filippo Grumi, comitato Gaia – si è detto a tutti quelli che in qualche modo volevano opporsi a Gavardo-Montichiari che avrebbero avuto la loro chance di dire la propria, di cambiare e di migliorare il progetto senza necessariamente ricorrere alle proteste. Ci dissero che esistevano percorsi formali, codificati: le conferenze dei servizi, le Via e, come ultima ratio, anche i possibili ricorsi al Tar. Questo se sei valsabbino, se abiti sul fiume Chiese o in qualche parte della provincia che non sia il lago di Garda". Acque agitate, insomma, che la maratona di incontri voluti dal Prefetto con i vari attori non hanno contribuito a placare. Dopo i sindaci del Chiese, Legambiente, diversi comitati locali, anche Basta Veleni si dice deluso dall’incontro di venerdì in Prefettura. "Il Prefetto ha ribadito che il suo mandato è strettamente legato alla tutela del Garda, mentre non contempla minimamente il fiume Chiese, ribadendo che il progetto da lui scelto (Gavardo/Montichiari) è di gran lunga il migliore, sia in termini di rapidità di esecuzione che in termini di efficienza", si legge nella nota di Basta Veleni. La data per la decisione definitiva dovrebbe essere il 28 luglio, indipendentemente dall’incontro che la Provincia dovrebbe avere con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. "La posizione di Basta Veleni è sempre stata quella di difendere la mozione provinciale Sarnico che sancisce un principio fondamentale, ossia che i depuratori consortili devono essere costruiti nei comuni afferenti. Anche in questo caso, il Prefetto ci ha risposto di avere un mandato ben preciso e che della mozione Sarnico non gli importa nulla".