Rezzato, 30 aprile – I figli non si toccano, neppure quando si fanno trovare con la droga, seppure per uso personale. La pensa così il papà di un minorenne che a Rezzato è stato bloccato dalla Polizia locale con marijuana e hashish nelle tasche. Con lui anche un amico, protagonista dello stesso comportamento. Entrambi sono stati segnalati come consumatori alla Prefettura di Brescia.
I due ragazzi, entrambi italiani, residenti in provincia, hanno 14 e 17 anni. Avevano droga in quantitativi modesti, ma comunque vietati. Se i genitori di uno dei due ragazzi si sono scusati con la Polizia locale, promettendo di prendere seri provvedimenti, quelli dell’altro minorenne hanno screditato l’attività degli agenti, affermando che non avrebbero dovuto procedere nei confronti dei giovani.
Lo scivolone di un papà
"La condotta assunta dal familiare, ravvisando una situazione pregiudizievole in capo al minore, sarà oggetto di comunicazione alla locale Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni – commenta il comandante della Polizia locale di Rezzato, Giacomo Foia – Il genitore pensava di difendere il figlio, invece lo diseducava".
Il comandante, 35 anni, ha particolarmente a cuore i giovani del paese, spesso raggiunti nei parchi e nei luoghi di aggregazione dagli agenti, che cercano un contatto per informarli e lavorare sulla prevenzione, così come verrà fatto con incontri nelle scuole mirati a diffondere la cultura della legalità.
In questo caso il problema è rappresentato non solo da un ragazzino, bensì da un genitore. "I ragazzi sono stati entrambi educati e rispettosi della divisa e dell’autorità. Non ci hanno contestato a differenza del genitore di uno dei due – continua il comandante – Questi ci ha richiesto spiegazioni sulla procedura e sull’articolo di legge, dicendo che gli agenti avrebbero potuto lasciare perdere, che avrebbero risolto loro a casa, che non sarebbe servito a niente procedere, lasciando intendere che così si rovinano le famiglie. Capisco che i genitori lavorano dalla mattina alla sera, è difficile per loro seguire i ragazzi. A volte per non accettare questo fallimento vanno contro l’istituzione. Quello accaduto è un caso sporadico, ma fa pensare".