Brescia, 28 febbraio 2020 - Rinvio a giudizio per tutti, il processo inizierà il 15 ottobre. Così ha deciso ieri il gup Alberto Pavan per le cinque persone coinvolte dall’inchiesta bis sull’omicidio di Nadia Pulvirenti, la venticinquenne terapista di Castegnato, uccisa a coltellate il 24 gennaio 2017 alla Cascina Clarabella di Iseo da un paziente psichiatrico. Concorso colposo in omicidio è l’accusa mossa dalla pm Erica Battaglia ai medici e alla Diogene, la cooperativa per conto della quale Nadia lavorava, imputata ai sensi del decreto legge 231 come responsabile amministrativa. La Procura infatti, così come i parenti della vittima, parti civili, che tramite gli avvocati Michele Bontempi e Melissa Cocca avevano depositato l’esito di una consulenza tecnica, partono dal presupposto che la morte della giovane sia assimilabile a un infortunio sul lavoro, capitato per una serie di violazioni di norme di sicurezza. In aula ieri, come sempre, c’erano i genitori di Nadia, che da tempo reclamano giustizia.
Saranno dunque chiamati a difendersi a dibattimento il direttore del Dipartimento di salute mentale di Iseo Andrea Materzanini (responsabile del programma di ospitalità leggera alla Cascina Clarabella), il responsabile del centro psicosociale Claudio Vavassori (presidente del consiglio di amministrazione di Diogene, datore di lavoro della vittima), la collaboratrice Laura Fogliata, il direttore della residenzialità leggera Giorgio Callea e la psichiatra Annalisa Guerrini. Al centro dell’ipotesi accusatoria c’è una presunta sottovalutazione collettiva della pericolosità sociale dell’assassino - Abderrahim El Mouckhtari, 56enne del Marocco affetto da disturbo delirante, uscito assolto dal processo per incapacità di intendere e di volere – non adeguatamente curato né contenuto, tanto che quel giorno riuscì a impossessarsi di un coltello e poi lo usò contro l’educatrice.
Le difese, già in occasione della scorsa udienza, avevano sostenuto la correttezza dell’operato degli imputati chiedendo al contrario proscioglimenti, mentre la parte civile - i genitori, il fratello e il fidanzato della 25enne - si erano associate alla pubblica accusa. Ieri la pm Erica Battaglia non ha replicato in aula (l’aveva già fatto depositando una memoria nei giorni scorsi). La sua richiesta è stata accolta dal giudice, che ha concluso l’udienza preliminare mandando tutti gli indagati a processo.