Processo per Piazza della Loggia "Il governo non sarà parte civile" Scontro tra giudice e Palazzo Chigi

Prima volta che accade, il gup: "Richiesta presentata in ritardo". Ma l’esecutivo ha pronto il ricorso. Il caso a due giorni dalle Comunali. Oggi Meloni nella città lombarda, la sinistra attacca: "Chieda scusa".

di Beatrice Raspa

Il Governo non siederà tra le parti civili all’ultimo procedimento per la strage di piazza Loggia. Decisione clamorosa, ieri, del gup Francesca Grassani, davanti al quale è in corso l’udienza preliminare per Roberto Zorzi, il 68enne ex ordinovista veronese accusato con il compaesano Marco Toffaloni, all’epoca 17 anni – e questi già rinviato a giudizio – di avere infilato la gelignite nel cestino dei rifiuti nel cuore di Brescia il 28 maggio 1974. Una scelta, quella dell’esclusione, stigmatizzata da Palazzo Chigi, finora sempre presente ai processi che si sono susseguiti negli anni – quattro istruttorie sfociate nelle condanne definitive per il mandante, il medico veneziano Carlo Maria Maggi, leader di Ordine nuovo del Triveneto, l’ideologo della strategia della tensione, e l’ex spia dei servizi segreti Maurizio Tramonte – cui è seguito l’annuncio del ricorso in Cassazione contro un "provvedimento così abnorme".

L’Avvocatura dello Stato dopo la mancata presentazione in aula del Governo in apertura dell’udienza – era il 20 aprile scorso – aveva presentato una richiesta di remissione in termini per potervi partecipare. E tale richiesta pareva essere stata accolta. Ieri però il gup ha chiarito che in base alla riforma Cartabia l’istanza avrebbe dovuto essere presentata perentoriamente prima dell’inizio della discussione delle parti: la fissazione dell’udienza sarebbe stato fatto "notorio", divulgato a più riprese dalla stampa, dunque l’assenza appariva in sostanza ingiustificata. Non solo. Il giudice ha evidenziato che l’esclusione di Palazzo Chigi dalle parti civili – oltre 20 quelle accolte, tra parenti delle vittime, sindacati, Comune di Brescia – non sarebbe eccepibile essendo lo Stato parte offesa non identificabile tout court con la Presidenza del Consiglio.

Una scelta che ha destato "stupore": il gup non aveva notificato l’udienza antecedente, ha replicato la Presidenza del Consiglio, è ciò aveva reso "impossibile" la costituzione. Inoltre la mancata notifica "contraddice il codice di procedura penale che impone di notificare l’udienza a chi ha titolo di parteciparvi. Alla Presidenza del Consiglio è stato così impedito l’esercizio del potere-dovere di affiancare la difesa delle vittime". Mentre in aula Procura e parti civili chiedevano il rinvio a giudizio dell’imputato, ritenuto contiguo agli ambienti di Maggi e del trafficante d’armi, agente Cia, Marcello Soffiati, in totale continuità con la sentenza Conforti che decretò la matrice fascista della strage realizzata la complicità degli apparati statali deviati, fuori dal palazzo fioccavano le reazioni.

Oggi, peraltro, a Brescia è attesa la premier Giorgia Meloni che chiuderà la campagna elettorale del candidato sindaco leghista Fabio Rolfi. "Vergogna! – ha twittato l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) – Il Governo si è costituito troppo tardi. La Presidenza del Consiglio chieda scusa ai parenti delle vittime e ai cittadini che vogliono la verità".