Il trio criminale di Temù si spezza. Le figlie della vigilessa uccisa: "Mirto voleva farci del male"

In aula il racconto choc di Paola Zani, la più piccola: "Per me non era mia mamma, ma un mostro" Poi se la prende con il compagno: "Forse era solo interessato al nostro patrimonio"

Gli imputati in aula ieri a Brescia: l’udienza è durata undici ore

Gli imputati in aula ieri a Brescia: l’udienza è durata undici ore

Brescia – «Dopo aver trovato la soda caustica nel salino, ho pensato fosse stato Mirto a volerci fare del male, e anche mia sorella aveva avuto il sospetto e gliel’aveva chiesto. Mi ero detta che forse era solo interessato al nostro patrimonio perché noi tre eravamo una famiglia. Oggi non lo so quale sia la risposta giusta". Dopo undici ore di processo in Assise, Paola Zani, 21 anni, ha rivelato un dubbio sconcertante, che rischia di sconfessare quanto lei, la sorella maggiore Silvia e appunto Mirto, il 29enne sopranista fidanzato di entrambe, hanno dichiarato finora.

Ovvero che a spingere i tre a uccidere l’ex vigilessa di Temù Laura Ziliani sia stato il terrore condiviso di essere nel mirino della donna, che a loro dire li avrebbe voluti avvelenare. La Procura sostiene il movente economico. «Sono pentitissima, non avrei mai dovuto ucciderla – ha proseguito Paola –. Ma per me non era mia mamma ma un mostro, eravamo arrivati a disumanizzarla. Ci avrei messo la mano sul fuoco che ci volesse morti, Lucia (la sorella di mezzo, affetta da autismo, ndr ) compresa. Mamma era molto assente, voleva farsi la sua vita. Adesso però mi sono resa conto che non aveva senso che lei ci volesse fare del male, anche se ci mostrava rancore da quando eravamo nate perché non ci ha mai volute".

E Mirto? "L’ho conosciuto che avevo 9 anni, per un lungo tempo era un fratello. Poi è diventato il mio primo fidanzato. A un certo punto mi ha detto che era innamorato pure di me". A farla capitolare, "quelle chiacchiere quotidiane che facevamo io e lui, la chiamavamo la psicoterapia, lui faceva lo psicologo. Con mia sorella abbiamo trattato su come dividerci il fidanzato. Io lo baciavo soltanto, mentre lui voleva di più".

Il trio descritto come "entità superiore" ha iniziato però a incrinarsi: "Mirto mentiva a Silvia quando veniva a trovarmi a letto, mi sentivo un’amante indesiderata". Dal canto suo il ragazzo, che ha ammesso di aver partecipato all’ideazione e all’esecuzione dell’omicidio, ha sottolineato i molti ripensamenti avuti già all’epoca. "Io volevo che ci fermassimo. Una volta ho detto a Silvia che sarei tornato dai miei genitori e lei mi rispose se me ne fossi andato loro sarebbero morte. Voglio assumermi la mia responsabilità ma certo loro erano più determinate di me. Io ho agito per paura di perdere le ragazze, che erano la mia vita".

Frasi che hanno indispettito Silvia. "Mia sorella voleva sposarlo. Dopo questa deposizione l’ha mandato a quel paese - ha concluso Paola - Il trio criminale non c’è più".