Donna trovata morta nel fiume a Prevalle, è omicidio: c'è un indagato

Il cadavere di Jessica Mantovani, 37 anni, trovato nelle griglie della centrale

Sul luogo della tragedia vigili del fuoco polizia locale carabinieri  e la Scientifica

Sul luogo della tragedia vigili del fuoco polizia locale carabinieri e la Scientifica

Prevalle (Brescia), 13 settembre 2019 -Il corpo di una donna rinvenuto in un canale che alimenta una centrale idroelettrica, impigliato come un rifiuto nei filtri del corso d’acqua. Sembrava un caso destinato all’archiviazione alla voce «disgrazia». Una scivolata accidentale, oppure un suicidio. Invece tre mesi dopo, la svolta: la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio. E per la morte di Jessica Mantovani, 37enne di Villanuova sul Clisi, c’è un indagato. L’esame autoptico non ha rilevato la presenza di acqua nei polmoni, segno che la morte non può essere stata provocata da annegamento. E sulla sommità del capo c’è una profonda ferita, che alla luce dell’esito degli accertamenti è ritenuta al momento la causa più probabile del decesso.

Nuovi , clamorosi sviluppi nella vicenda accaduta all’inizio dell’estate a Prevalle, centro a 30 chilometri da Brescia sulla via per il Garda. Era il 13 giugno, circa mezzogiorno. Un addetto alla manutenzione dell’impianto idroelettrico Dkw stava pulendo le griglie della centrale quando in una vasca di raccolta delle scorie, all’altezza di via dei Maressi 37, ha avvistato qualcosa di anomalo e scioccante: il cadavere di una donna bianca di carnagione, con indosso leggings, canottiera e ciabatte, graffiata e piena di lividi. La zona è stata subito recintata e presa d’assalto da vigili del fuoco, ambulanze, carabinieri della compagnia di Brescia arrivati con i colleghi della Scientifica e il magistrato di turno, Gianluca Grippo. Il corpo è stato recuperato dai pompieri e ispezionato dal medico legale. I primi accertamenti necroscopici hanno fatto propendere per un annegamento, e il decesso appariva collocato all’alba, sei o sette ore prima del rinvenimento. Il mistero dell’identità si è risolto dopo 48 ore.

Non riuscendo a mettersi in contatto con la figlia, il padre di Jessica ha chiesto aiuto ai carabinieri e ha poi riconosciuto il cadavere. Originaria di Gavardo ma domiciliata a Villanuova sul Clisi, circa dieci chilometri più a nord rispetto al luogo in cui è stata trovata morta, la 37enne viveva una situazione di precarietà, senza legami fissi, e questo ha rallentato la sua identificazione. Le ipotesi ritenute più probabili erano che fosse caduta in acqua durante una passeggiata, oppure che si fosse tuffata per farla finita. L’orario notturno della morte, però, insospettiva e l’autopsia ha sconfessato l’annegamento, facendo virare verso il femminicidio. Nuovi accertamenti disposti dal pm Grippo indicano come probabile causa del decesso la lesione in testa. Difficile immaginare che Jessica sia morta sul colpo per aver sbattuto il capo su un sasso dopo la caduta nel fiume. È stata forse stordita con un corpo contundente e poi spinta? Investigatori e inquirenti scavano nella cerchia di conoscenti e amici. E uno di loro, tra gli ultimi ad averla vista viva, è indagato.