La Pantera nera Ferrari della Polizia non si può vendere: "Patrimonio culturale italiano"

Un notaio-collezionista offre la sua 250 Gte del 1962 ma arriva il vincolo del ministero della Cultura. Il Tar respinge il ricorso del proprietario: "Un modello unico"

La Ferrari 250 Gte Polizia

La Ferrari 250 Gte Polizia

Brescia, 21 aprile 2024 –  Mette la Ferrari in vendita, ma arriva il ministero della Cultura a dichiararlo bene di interesse culturale eccezionale della Nazione.

Una beffa per il proprietario dell’auto, che si ritrova così a dover sottostare alle limitazioni previste dal Codice dei beni culturali, ma, del resto, può accadere quando in garage c’è la Ferrari 250 Gte Polizia, famosa Pantera del 1962 usata dal maresciallo Armando Spatafora a Roma per tenere testa, negli inseguimenti, alla malavita della capitale, nonché unico esemplare rimasto dei due prodotti dalla Ferrari per la Polizia di Stato. Un pezzo di storia d’Italia, insomma.

Venduta nel ‘72 all’asta

Messa all’asta nel 1972 dal Ministero dell’Interno, l’auto è rimasta proprietà di un collezionista privato per 40 anni (utilizzata solamente per eventi, mostre e altre manifestazioni sportive), fino a quando nel 2013 è stata acquistata da un notaio bresciano, conosciuto in città e provincia dove si è occupato anche di importanti operazioni industriali. Il ministero della Cultura è arrivato a lui nel 2022, dopo aver appreso dai giornali che l’auto era stata messa in vendita, nel 2020, dalla società Girardo & Co. Vista la notizia, a Roma hanno avviato l’iter per la dichiarazione di “interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico eccezionale per l’integrità e la completezza del patrimonio culturale della Nazione“, che si è concluso positivamente il 23 dicembre 2021. Si tratta, infatti, dell’unico esemplare rimasto dei soli due prodotti e donati dalla Casa di Maranello alla Polizia di Stato; l’altro è stato distrutto in un tragico incidente durante uno degli ultimi collaudi.

Come è nato il mito?

Sembra che sia stata la battuta di un giovane brigadiere ("Ci vorrebbe una Ferrari, Eccellenza") a portare il Capo della Polizia di allora a chiedere ad Enzo Ferrari di poter avere auto più veloci. Erano gli anni in cui la criminalità organizzata terrorizzava la capitale, riuscendo a fuggire alla Polizia grazie anche all’uso di auto sportive rubate. Così nacquero le due auto “Serie Polizia“ prodotte e donate da Enzo Ferrari. Protagonista di celebri inseguimenti per le strade della Capitale che ne hanno alimentato la leggenda, grazie anche alle abilità alla guida del maresciallo Spadafora, la “Ferrari nera“ è stata anche oggetto di un film del 1977 nel quale viene rappresentato l’episodio di un inseguimento concluso lungo la scalinata di Trinità dei Monti.

L’interesse culturale

Per il ministero è evidente, quindi, l’interesse culturale (documentato in una relazione), ma il proprietario, a cui è stato notificato il provvedimento a marzo 2022 grazie anche alle verifiche svolte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale del Nucleo di Monza, ha provato a contestare quello che è un onore con molti oneri, facendo ricorso al Tar. Ai giudici di via Zima ha provato a spiegare che, in fondo, la Ferrari 250 GTE 2+2 non era un prototipo, ma un prodotto in serie in circa 1.000 esemplari (un numero elevato per l’epoca) e meno sportivo rispetto ai modelli più esclusivi ideati in quegli anni dalla Ferrari, oltre che privo di requisiti tecnici eccezionali.

La sentenza

La tesi non ha fatto breccia, non fosse altro che parliamo dell’unico esemplare rimasto realizzato dalla Ferrari per la Polizia, con caratteristiche uniche, quali la livrea nera, il lampeggiante, la radio di bordo e le scritte sulle fiancate della Squadra Mobile: un unicum quindi rispetto agli altri modelli di Ferrari 250 GTE 2+2. Viste quindi "l’unicità del modello, la storia del suo utilizzo da parte della Polizia negli anni Sessanta, nonché la storia della sua ideazione e costruzione, attestante anche la collaborazione intervenuta tra le forze dell’ordine e la Ferrari (casa automobilistica che rappresenta un’eccellenza italiana nel mondo), non si può ritenere insussistente l’interesse storico e culturale del bene", scrivono i giudici.

I limiti al proprietario

Nessun dubbio, dunque, sull’eccezionale interesse per la Nazione, che comporta limitazioni alla proprietà (può anche determinare un aumento del valore economico): l’iter per l’alienazione, infatti, deve seguire regole diverse da quelle che ci sarebbero per una normale auto, ovvero denuncia al ministero che, eventualmente, ha anche il diritto di prelazione.