
Federica Pagani moglie di Pietro Raccagni
Pontoglio (Brescia), 13 ottobre 2017 - Questa mattina e per tutta la giornata Federica Pagani sarà a Roma, davanti alla Cassazione. Attenderà la sentenza, l’ultimo atto della vicenda processuale della banda responsabile della morte di suo marito. Farà un presidio con lo striscione dell’Unione nazionale vittime, di cui è vicepresidente, e manifesti con l’immagine di Pietro e le scritte «Certezza della pena» e «Giustizia per Pietro».
Pietro Raccagni ha 53 anni, è proprietario di un negozio di macelleria e gastronomia a Erbusco (Brescia). La notte fra il 7 e l’8 luglio del 2014 sorprende e affronta nella sua villetta di Pontoglio una batteria di albanesi, che quando si vedono scoperti tentano di impadronirsi della Mercedes del padrone di casa. Uno di loro colpisce Raccagni con una bottiglia. L’uomo cade battendo la testa. Muore in ospedale dopo undici giorni di coma. Il processo d’appello si è concluso con pene fra i 14 e il 16 anni, inasprite rispetto al primo grado ma più basse di quelle chieste dall’accusa. «Tutti noi dell’associazione vogliamo portare avanti la nostra battaglia. Per la certezza della pena. Perché chi uccide o tenta di uccidere non abbia diritto al rito abbreviato con il conseguente sconto di pena. Mio marito non ha avuto sconti. La mia famiglia non ne ha avuti. Siamo condannati all’ergastolo, io di non avere più mio marito, i miei due figli di essere senza padre».
Ma c’è di più dietro a una battaglia che va oltre il dolore personale. «Combattiamo perché i diritti delle vittime e di chi è sopravvissuto non ci sono più - spiega Pagani -. Vogliamo che le forze politiche riconoscano i nostri diritti, che il governo prenda atto della legge 122. La legge recepisce la direttiva europea che stabilisce il nostro diritto a un indennizzo, alla tutela legale, al supporto psicologico. Una direttiva che è stata accolta solo sulla carta: è una presa in giro, lettera morta. Mancano i fondi, ci viene detto. Chiediamo che i nostri diritti non siano soltanto formali, ma riconosciuti e concretizzati». Oggi Federica avrà accanto a sé l’attore Luca Ward; Rosita Sodano, una delle figlie dei coniugi di Palagonia, nel Catanese, uccisi per rapina da un diciottenne ivoriano ospite di un centro di accoglienza. Isabella De Ninno, madre di Francesco Maria Pennacchi, ferito a morte con una coltellata, a Velletri, da un vicino di casa albanese. «Voglio un’altra giustizia. Ne ho tutto il diritto. Così come sono, le condanne ai malviventi che hanno ucciso mio marito non mi bastano».