Omicidio Laura Ziliani: il trio diabolico tradito da telefonini e dall'app Samsung Health

Nella seconda udienza del processo a figlie e fidanzato accusati di aver ucciso l'ex vigilessa sono state ricostruite le tappe dell'indagine

Laura Ziliani

Laura Ziliani

Temù (Brescia) - Le indagini sull’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù scomparsa dall’8 maggio 2021 e uccisa dalle figlie, Silvia e Paola Zani, 28 e 20 anni, e dal fidanzato (di entrambe) Mirto Milani, 28enne, sono state al centro della seconda udienza del processo in Assise. In aula – Mirto con la testa incassata nelle spalle, le sorelle all’apparenza meno provate – è risuonata la registrazione della voce preoccupata di Silvia che alle 11,58 di quell’8 maggio chiamò il 112 per segnalare che la madre non era tornata da una passeggiata in montagna. Una telefonata seguita da un videomessaggio diramato alle televisioni in cui lei e Paola in lacrime chiedevano a chiunque di aiutarle.

Una messinscena. "Il primo sospetto che c’entrassero con il caso è nato quasi subito perché l’allarme era stato dato insolitamente presto, a sole due ore dal mancato rientro – ha riferito il comandante dell’Arma, capitano Filiberto Rosano, tra i testi dell’accusa – A fronte di quell’apparente disperazione, le due erano distaccate. A un certo punto Milani ci comunicò di non disturbare più e di dare aggiornamenti sulle ricerche solo al loro legale".

I sospetti sono diventati materia su cui lavorare quando nelle settimane seguenti sono state rinvenute le scarpe di Ziliani tra il torrente Fiumeclo e il bosco, in zone opposte e incompatibili con il percorso che avrebbe dovuto fare la vittima. A convincere i carabinieri e il pm Caty Bressanelli di essere sulla pista giusta sono poi stati i telefoni. A cominciare da quello di Laura, consegnato da Silvia agli investigatori dopo averlo recuperato dietro una cassapanca in cantina nella casa di via Ballardini, dove a suo dire la madre l’aveva dimenticato, e dove non c’è campo telefonico.

"La App Samsung Health installata sullo smartphone ci ha segnalato una forte anomalia rispetto ai movimenti che, stando alle figlie, la mamma avrebbe dovuto fare – ha spiegato il maresciallo Fabio Centola, stazione di Ponte di Legno – I passi registrati tra le 8 e le 8,20 erano solo 38, avrebbero dovuto essere circa 90. E anche l’utenza di Mirto faceva registrare un’insolita disconnessione dalla rete dalle 23,50 del 7 maggio alle 5 del mattino, che cozzava con quanto da lui dichiarato ("Ho dormito dalle 23 alle 7") e con le sue abitudini: dal primo gennaio era sempre rimasto connesso". I carabinieri da subito hanno registrato circospezione da parte degli imputati nell’utilizzo dei telefoni: alcune intercettazioni rivelavano che "stavano attenti a non parlare". Non sono sfuggite anche altre manovre di depistaggio.